«In un tempo così acceso dai sentimenti che stanno alla base della guerra dobbiamo assumerci noi tutti una responsabilità, quella di costruire concretamente la pace». Queste parole, pronunciate in apertura del “Convegno sulla fratellanza” a Catania, ospitato dall’Arcidiocesi, hanno immediatamente chiarito la pregnanza e l’urgenza del dibattito. L’incontro non è stato un evento isolato, ma si è collocato nel contesto della Giornata Internazionale della Fratellanza Umana, celebrata il 6 marzo per volontà delle Nazioni Unite e ispirata direttamente al Documento sulla Fratellanza Umana firmato nel febbraio 2019 ad Abu Dhabi da Papa Francesco e dal Grande Imam di Al-Azhar, Ahmad al-Tayyeb.

Sotto la moderazione di Emiliano Abramo della Comunità di Sant’Egidio, il convegno ha riunito studenti degli istituti Majorana e Boggio Lera di Catania, una significativa rappresentanza di studenti musulmani, il Magnifico Rettore Francesco Priolo, la prorettrice e docente di relazioni internazionali Francesca Longo, l’Imam di Catania e Presidente della Comunità Islamica di Sicilia Kheit Abdelhafid, e il videoconferenza la Presidente dell’Associazione Italiana dei Maestri Cattolici Esther Flocco e il segretario generale dell’Organizzazione Mondiale degli insegnanti cattolici Giuseppe Desideri. La partecipazione di così diverse realtà ha sottolineato la volontà di radicare i principi della fratellanza a tutti i livelli della società.

Il Rettore Priolo ha evidenziato come l’università abbia una responsabilità che va oltre la formazione professionale, mirando a far crescere cittadini e cittadine responsabili, partecipanti allo sviluppo armonico del territorio attraverso azioni concrete come la fratellanza». Questo impegno si traduce anche nel promuovere occasioni di dialogo e riflessione sui temi della pace e della convivenza.

L’incontro ha posto al suo centro il significato e l’attualità del Documento di Abu Dhabi. L’Arcivescovo di Catania, Monsignor Luigi Renna, ha offerto una prospettiva storica cruciale per comprendere il valore dell’odierno dialogo interreligioso. Ricordando un passato segnato da chiusure e pregiudizi, ha affermato: «Nel 1700 noi non avremmo potuto dialogare con il nostro imam come stiamo dialogando oggi. Ma la storia, grazie a Dio, è cambiata». Questa evoluzione è stata resa possibile anche dal Concilio Vaticano II e dalla dichiarazione Nostra aetate, che hanno aperto nuove strade al dialogo. Monsignor Renna ha sottolineato: «La cosa principale sulla quale non siamo divisi è la fede, l’adorazione dell’unico Dio, vivente e sussistente, misericordioso e onnipotente». L’incontro del 6 marzo ha dunque rappresentato una concreta attuazione di questo dialogo, un’occasione per superare l’ignoranza che alimenta le divisioni causata dai fanatismi.

L’Imam Kheit Abdelhafid ha evidenziato come il Documento sulla Fratellanza Umana si inserisca in una lunga tradizione di coesistenza pacifica all’interno dell’Islam, citando la Carta di Medina del 622 d.C. come esempio storico di convivenza tra diverse comunità religiose. «Questo documento è una testimonianza di speranza in un mondo in un mondo dilaniato da conflitti e divisioni». L’Imam ha spiegato come l’Islam promuova la tolleranza e il rispetto per la diversità religiosa, principi che trovano eco nel Documento di Abu Dhabi. La sua partecipazione ha rappresentato un impegno concreto della comunità islamica di Catania verso la costruzione della fratellanza universale.

La prorettrice Francesca Longo ha analizzato il ruolo del dialogo interreligioso come strumento di «diplomazia della società civile», essenziale in un momento storico segnato da numerosi conflitti. «Il dialogo interreligioso considerato come elemento di diplomazia preventiva di pace è un elemento che si inserisce nello studio delle relazioni internazionali». La professoressa Ester Flocco ha posto l’accento sul ruolo cruciale della scuola nell’educare alla fratellanza come «pratica quotidiana». Anche Giuseppe Desideri, segretario generale dell’Organizzazione Mondiale degli insegnanti cattolici, ha sottolineato l’importanza di riscoprire il dialogo come elemento «naturale» in un contesto globale in cui «sembra essere diventato un’operazione rivoluzionaria».

In definitiva, il “Convegno sulla fratellanza” del 6 marzo non è stato una semplice celebrazione di un anniversario, ma un momento di profonda riflessione e di rinnovato impegno per la costruzione di una società più fraterna e pacifica. Ha voluto esplicitare la necessità di tradurre i principi del Documento di Abu Dhabi in azioni concrete a livello locale e globale, coinvolgendo attivamente le nuove generazioni e la società civile nel dialogo tra culture e religioni.

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