
Quaranta anni sono una bella meta per la vita di una persona e per quella di una istituzione: indicano il tempo della maturità e, se sono accompagnati da scelte fatte da continuità e fedeltà, esprimono un’identità.
Nella Bibbia, “grande codice della cultura occidentale”, il numero quaranta indica anche un cammino di popolo, quello di Israele verso la Terra promessa, un esodo in cui si è potuto sperimentare la fedeltà di Dio e si è costruita l’identità di una comunità. Mi piace rileggere questo “traguardo” di “Prospettive” proprio alla luce simbolica del cammino esodale, per sottolinearne la dinamicità della sua storia, le mete raggiunte, lo spirito che l’ha animato e la anima. Ma chiediamoci: «Perché una comunità ecclesiale si dota di un giornale?» Quando si fa una scelta di questo genere, si obbedisce alla volontà di esternare un punto di vista, di “far sentire la propria opinione”, molte volte anche di “dare voce” a chi non l’ha. Nato nel clima post-conciliare, sotto l’episcopato di monsignor Domenico Picchinenna, in un tempo in cui il laicato cattolico catanese viveva una stagione di nuova consapevolezza, “Prospettive” permise alla Chiesa etnea di “uscire” dalle sagrestie e riappropriarsi della propria vocazione di “sale della terra” e di “luce del mondo”.
Quando ripenso allo slancio missionario di quel tempo, mi ritorna alla mente sempre il discorso di Paolo VI al termine del Concilio Vaticano II, con il quale indicò nello spirito che lo aveva animato lo stesso stile che ci deve sempre sostenere: «L’antica storia del Samaritano è stata il paradigma della spiritualità del Concilio. Una simpatia immensa lo ha tutto pervaso. La scoperta dei bisogni umani (e tanto maggiori sono, quanto più grande si fa il figlio della terra) ha assorbito l’attenzione del nostro Sinodo. Dategli merito di questo almeno, voi umanisti moderni, rinunciatari alla trascendenza delle cose supreme, e riconoscerete il nostro nuovo umanesimo: anche noi, noi più di tutti, siamo i cultori dell’uomo».
Lo stile del Samaritano, di colui che non passa indifferente davanti ai problemi della Città, ma ne ha compassione, fa consistere la sua pietà nel servizio giornalistico dell’indagare, del dare voce, dell’informare. La sua vocazione diviene quella di portare, attraverso la pubblicazione di notizie e del loro commento, un “nuovo umanesimo” che non disdegna la “buona notizia” al pari di quella di cronaca nera, perché vuole raccontare e formare, dando speranza laddove sembra esserci solo buio. “Prospettive”, con i cambiamenti che l’hanno caratterizzato, ha dato forma alla vita ecclesiale, facendo sì che la Chiesa di Catania sia “estroversa”, non solo attenta a comunicare “cronaca diocesana”, ma anche la vita della Città e del nostro territorio.
La direzione e le varie collaborazioni, sono state frutto di un impegno corale di presbiteri e laici, soprattutto di coloro che hanno messo al servizio del giornale la loro professionalità, una immagine di Chiesa non “appiattita” su una vocazione, ma consapevole dell’importanza di un ambito importante nel quale i fedeli laici sono chiamati a santificare le realtà di questo nostro mondo. L’adattamento al formato on-line è stata una scelta dolorosa, condizionata da ragioni economiche, ma ha dato la possibilità a “Prospettive” di reinventarsi e di raggiungere una nuova generazione di lettori, più incline a consultare il tablet o il telefonino che la carta stampata.
In questo quarantesimo anno, che coincide con l’anno giubilare, mi piace considerare anche il nostro giornale on-line, che si inserisce nel più ampio servizio dell’Ufficio diocesano delle comunicazioni sociali, come un segno di speranza: grazie alla formazione messa in atto dal Direttore, il dottor Giuseppe Di Fazio, che ringrazio di cuore, si sta formando una nuova generazione di giornalisti, ricchi di idee e con uno sguardo lungimirante, che apre le nostre prospettive sul futuro, possibile solo se ci sono giovani uomini e dinne che ne divengono i protagonisti.
Auguri e “ad multos annos”, con lo sguardo sempre attento alle gioie e ai dolori, alle tristezze e alle speranze degli uomini d’oggi.
+ Luigi Renna
Arcivescovo metropolita di Catania
Auguri e complimenti per il nuovo percorso intrapreso. Ricordo negli anni 90 con Salvo Nibali ( uomo di grande sensibilità educativa) il supporto avuto da Prospettive per diffondere e realizzare progetti scolastici sulla dispersione, sull’innovazione didattica, sulla promozione sociale. Tengo ancora alcuni degli articoli pubblicati all’epoca. Auguro buon lavoro .