
di Valeria Pisasale
Nel primo giorno del pellegrinaggio giubilare diocesano (giovedì 24 aprile), dopo la celebrazione della messa nel Santuario di Santa Maria in Traspontina, noi pellegrini siamo andati a San Pietro a porgere l’ultimo saluto a Papa Francesco. Una fila ordinata ha permesso a tutti noi di avvicinarci al Santo Padre in tempi non troppo lunghi malgrado l’intenso afflusso dei fedeli.
La seconda giornata è iniziata con la celebrazione della messa alla basilica di Santa Croce in Gerusalemme, subito dopo la visita guidata del Palazzo Lateranense e l’attraversamento della Porta Santa di San Giovanni in Laterano, cattedrale di Roma e “madre di tutte le chiese”. Attraversando la porta, abbiamo rinnovato la nostra professione di fede guidati dal nostro arcivescovo, confermando l’impegno ad essere concreto segno di speranza fondato sulla fede e nutrito dalla carità. Nel pomeriggio la visita guidata della Basilica di Santa Maria Maggiore ed il trasferimento in bus verso la basilica di San Paolo fuori le Mura. Qui grande confusione e un’attesa un po’ più lunga per l’attraversamento della porta santa perché il 25 aprile gli adolescenti vivevano a Roma il loro Giubileo, la cui affluenza ha superato le previsioni.Con i pellegrini della nostra diocesi, in un unico cammino di fede anche una rappresentanza del gruppo scout di Catania 5.
L’ultimo giorno, che nel programma originario prevedeva la mattinata libera a Roma ha subìto una modifica per l’impossibilità di arrivare in città perché Roma era blindata per i funerali del pontefice. Ci siamo diretti verso il complesso abbaziale delle Tre Fontane, situato sul tracciato dell’antica via Laurentina, in una piccola valle con alberi di eucalipto che ha affascinato tutti noi partecipanti per la bellezza dei luoghi. Nel tardo pomeriggio rientro a Catania.
Ognuno di noi è giunto a Roma con la sua storia, le sue preoccupazioni, i suoi affanni ma il cammino condiviso con impegno e fatica ha riempito i nostri cuori di speranza; e se “la vita cristiana è un cammino, che ha bisogno anche di momenti forti per nutrire e irrobustire la speranza, insostituibile compagna che fa intravedere la meta: l’incontro con il Signore Gesù” (Spes non confundit), possiamo dire che questo pellegrinaggio ne ha rappresentato una grande opportunità.
Un grazie sincero al nostro Arcivescovo e ai sacerdoti che ci hanno accompagnato.
