Da uno dei quartieri più complessi di Catania arriva un segnale concreto di riscatto. A San Leone è stato sottoscritto il primo Patto Educativo Territoriale della città: un’alleanza tra scuole, parrocchie, associazioni, Caritas e istituzioni civili, per affrontare insieme la dispersione scolastica, la povertà educativa e la devianza minorile.Il progetto è promosso dall’Ufficio diocesano per la dispersione scolastica, guidato da Agata Pappalardo, e nasce all’interno dell’Osservatorio metropolitano della Prefettura di Catania, che da due anni lavora nei territori più vulnerabili della città e dell’hinterland. Ma è proprio a San Leone che prende vita la prima Comunità Educante formalmente costituita.

Dall’idea alla firma: scuola e territorio si uniscono

L’iniziativa prende forma dopo una visita dell’arcivescovo Luigi Renna all’Istituto Comprensivo Montessori–Mascagni. Colpito dal potenziale educativo della scuola e del quartiere, ha suggerito di coinvolgere tutte le realtà attive della zona. Da quel momento, un lavoro di ascolto e coordinamento ha portato alla creazione di una rete solida.Al centro, il dirigente scolastico Alfredo Motta, che ha rilanciato il ruolo della scuola come “presidio sociale”: «Mi sento un po’ il Gino Strada dei presidi – racconta –. L’istruzione è la nostra risposta alla sofferenza del territorio».Accanto alla Montessori-Mascagni hanno aderito anche l’ITIS Cannizzaro, con la dirigente Giuseppina Montella, l’IIS Gemmellaro con la professoressa Fiorella Baldo, la Parrocchia San Leone con padre Santo Conti, e la Caritas diocesana con don Nuccio Puglisi. Presenti anche le associazioni ERIS, Arché, il Comitato contro la povertà educativa, e il Comune di Catania con gli assessori Andrea Guzzardi (Istruzione) e Bruno Brucchieri (Politiche sociali e familiari).Il sociologo Giuseppe Colloca, docente all’Università di Catania, ha supportato il lavoro con una mappatura dei territori a rischio da Catania fino a Paternò e Adrano.

Azioni concrete e una visione condivisa

Il Patto prevede azioni immediate: laboratori pomeridiani, sportelli di ascolto, attività educative condivise tra scuola e parrocchia, e percorsi di orientamento al lavoro. È già prevista l’apertura di uno sportello grazie alla collaborazione tra ERIS e Caritas.Ma la vera sfida, spiega Agata Pappalardo, è culturale: «Serve un cambiamento di mentalità, un pensiero critico. Una comunità educante non si impone: si costruisce con chi vive il quartiere, attraverso la scuola, gli spazi comuni, la partecipazione attiva».La firma ufficiale è avvenuta durante la Festa di Primavera organizzata dalla scuola Montessori-Mascagni. A concludere la giornata, l’esibizione dell’orchestra MO.Ma., composta dagli studenti dell’istituto, sulle note di What a Wonderful World.

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