Da oltre sessant’anni l’Opera Diocesana Assistenza si prende cura delle persone con disabilità psichiche e motorie, anche gravi, tramite personale qualificato, strutture dedicate e assistenza domiciliare, operando, inoltre, nel sociale con un alloggio per minori senza casa. Un impegno in prima linea – nato nel solco dell’azione in città della Pontificia Opera di Assistenza tra gli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso – che nell’ultimo ventennio è stato adombrato da complesse questioni gestionali e finanziarie, derivanti da un importante debito tributario e previdenziale. Oggi, dopo un lavoro di anni, sebbene permangano situazioni da risolvere, si comincia finalmente a intravedere uno spiraglio di luce – previsto un piano di risanamento che potrebbe concludersi già alla fine dell’anno – su una questione intricata che merita cura e attenzione: dall’Oda passano i destini di oltre 300 lavoratori e di 1500 beneficiari che nelle strutture e nel personale dell’ente hanno trovato un approdo sicuro e una speranza di futuro.

I numeri dei debiti

A scartabellare i numeri, si comprende il periglioso viaggio affrontato negli ultimi decenni. Ci viene in soccorso l’avvocato Adolfo Landi, commissario straordinario dell’Oda dal 2017, quando il vescovo, mons. Salvatore Gristina, in seguito alle conclusioni cui era giunto il “Visitatore – consulente ad inquirendum, ad consulendum et ad referendum nominato dalla Congregazione per il Clero” e “recependo i consigli espressi dalla Pontificia Commissione per le Attività del Settore Sanitario delle Persone Giuridiche Pubbliche della Chiesa e dalla Congregazione per il Clero”, visto l’enorme debito che gravava sull’ODA, ne decretò il commissariamento.

 “Prima del commissariamento – spiega Landi – l’ultimo bilancio relativo all’esercizio sociale 2016 riportava una perdita di circa 5 milioni e 600mila euro e di circa 37 milioni di euro di debiti tributari e previdenziali. Oggi quest’ultima porzione è stata ridotta a circa 25 milioni di euro. Il patrimonio netto negativo è passato dai 51 milioni circa nel 2016, agli attuali 43 milioni circa. I problemi economici dell’ente sono, però, ancora più antichi e profondi: “Già nel 2002 – spiega Landi – c’era un debito accertato di 42 milioni di euro. Dal 2017 ad oggi la gestione caratteristica di ogni esercizio sociale ha sempre conseguito utili, comunque insufficienti a ripianare l’enorme massa debitoria pregressa, se non con operazioni straordinarie”.

Il commissario, sin dal suo insediamento, al fine di contenere i costi, creando efficienza, ha riportato il numero dei dipendenti coerente agli standard richiesti dall’ASP (orientativamente dai 600 originari a circa 320) e per i quali paga il corrispettivo, nel rispetto della convenzione in corso, senza ricorrere ad alcuna misura di licenziamento collettivo non coerente con i canoni ecclesiali.

Quelle strutture d’avanguardia dell’Oda

“Oggi l’ente opera in quattro strutture – prosegue Landi -, certamente il fiore all’occhiello è il centro Maria SS. Del Carmelo di Pedara, unico centro residenziale per persone disabili gravi della Sicilia e tra i più importanti del Sud Italia”. Senza perdere la sua antica vocazione all’accoglienza dei più fragili, c’è anche la comunità alloggio “Sole e Gioia” che ospita una decina di minori segnalati dai Servizi sociali sulla base di decreti di allontanamento dalle famiglie emessi dal tribunale dei minori. “La missione dell’Oda – precisa l’avvocato – è quella della Chiesa, prendersi cura di tutti coloro che sono ai margini”.

Ma allora come fa un ente dal compito così delicato e insostituibile, supportato dal pubblico tramite la convenzione con l’Asp per la parte sanitaria e sovvenzioni dalla Regione per la formazione, con una gestione commissariale con numeri positivi, a scivolare nelle sabbie mobili dell’incertezza salariale dell’ultimo periodo?

Le cause difficoltà finanziarie

 Lo spiega il commissario: “Le cause sono molteplici, oltre al dover far fronte all’importante debito pregresso, e alcune sono abbastanza note, – ma tutte dipendenti dal mancato adeguamento delle rette riconosciute dall’Assessorato regionale alla salute, che non vengono adeguate, quanto meno al costo del lavoro, sin dal 2005 – come l’innalzamento dei costi dell’energia, il covid, mentre altre sono più complesse: il rinnovo dei contratti collettivi, operazione sacrosanta dato l’innalzamento del costo della vita, che ha inciso con effetto retroattivo dal 2020, comportando un incremento dei costi del lavoro del 18% annuo”. All’epoca l’Oda aveva trovato una quadra con i sindacati che avevano sottoscritto un accordo che “prevedeva il pagamento degli arretrati in maniera dilazionata, cioè nel corso di tre o quattro anni, solo che poi buona parte dei dipendenti ha disconosciuto l’accordo, avviando un contenzioso che ci ha portato a pagare, in termini di arretrati, circa 4 milioni di euro nel 2023 e 2 milioni di euro nel 2024, provocando una enorme crisi di liquidità”.

Verso una via di uscita dal tunnel

S’intravedono speranze in uno scenario ancora problematico per i lavoratori, che in ultimo ha portato, a causa di transitorie contingenze, il ritardo nei pagamenti degli stipendi: nelle scorse settimane sono state pagate le mensilità di novembre, dicembre e tredicesima, restando ancora quattro mensilità arretrate. “Auspichiamo – sottolinea il commissario – che i crediti attesi per l’attività di formazione dalla Regione Siciliana ci consentano di pagare a breve un altro stipendio per poi avviarci alla regolarità retributiva”. Soprattutto sembra finalmente affiorare una visione di futuro “che si configura nel piano di risanamento – conclude Landi -, i cui primi atti propedeutici sono stati sottoscritti in questi giorni e che dovrebbe concludersi, auspico, entro la fine dell’anno, per dare finalmente serenità ai nostri lavoratori, ai quali rivolgo un grande pensiero di riconoscenza e stima, dispiaciuto dei problemi che devono affrontare in assenza di una regolarità nella corresponsione della retribuzione “.

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