Foto: Nuccio Condorelli

«Ringrazio di cuore il professor Alfio Pennisi, responsabile di Comunione e Liberazione di Catania e tutti voi della comunità, per questo appuntamento annuale che ci raduna in preghiera in questo nostro Santuario diocesano, in una giornata mariana particolarmente carica di speranza. Ringrazio per l’accoglienza il parroco don Alfio Privitera e i suoi collaboratori, sempre attenti a far sì che ogni comunità si senta nel Santuario di tutti». Si apre con queste parole l’omelia che monsignor Luigi Renna, arcivescovo di Catania, ha pronunciato in occasione della Messa nella vigilia dell’Assunzione al Cielo della B.V. Maria, celebrata al Santuario della Madonna della Sciara di Mompileri. 

È un appuntamento importante che si ripete ormai da diversi decenni quello della sera del 14 agosto per la comunità locale di CL, educata da monsignor Francesco Ventorino (don Ciccio, per chi lo conosceva) – per anni principale guida della presenza del Movimento in Sicilia – a questo gesto: don Ciccio festeggiava il suo anniversario di sacerdozio (15 agosto 1954) proprio recandosi in pellegrinaggio alla Madonna della Sciara con la sua comunità. 

«Ricorrono anche i dieci anni dalla morte di monsignor Ventorino, avvenuta il 17 agosto 2015: un ulteriore motivo per ringraziare il Signore del dono della sua vocazione», ha ricordato Alfio Pennisi nei saluti iniziali all’arcivescovo.

Prima della celebrazione, come di consueto, si è recitato il Santo Rosario, guidato da don Pierluigi Banna, nipote di Ventorino, e dalle meditazioni di diversi membri della comunità di CL: liceali, universitari e adulti.

La preghiera per la pace

«Celebriamo questa Santa Messa per la pace, con uno sguardo fraterno soprattutto ai nostri fratelli e sorelle della Palestina e dell’Ucraina, senza dimenticare le tante guerre e guerriglie che insanguinano il mondo» ha ricordato Renna, ribadendo l’intenzione di inserire questo appuntamento tra quelli diocesani, suggeriti dalla CEI, di preghiera per la pace. E ha aggiunto: «Ciò che noi chiediamo al Signore è che venga messa fine a questa strage di innocenti e che si ascolti il grido di quanti vogliono che non siano più sacrificati uomini e donne ridotti a condizione pietose: i prigionieri nei tunnel di Hamas, chi vive sotto i bombardamenti a Gaza, in particolare la parrocchia della Sacra Famiglia. Chiediamo al Signore che siano ascoltate le voci dei cittadini e dei governanti che scongiurano una deportazione delle popolazioni che aggraverebbe un disastro umanitario già in atto. Cosa può la nostra povera preghiera? Noi la affidiamo al Cuore Immacolato di Maria, Regina della Pace, e siamo sicuri che ci esaudirà. Ci muove a questa speranza la solennità odierna dell’Assunzione».

«La morte è stata “ingoiata” dalla vittoria di Cristo»

Poi qualche cenno storico sul dogma legato a questa festa, solennemente proclamato 75 anni fa, il 1º Novembre 1950, da Pio XII: «La Chiesa da tempo immemorabile ha creduto che la Madre di Dio è stata assunta in anima e corpo al cielo, divenendo partecipe del mistero della Risurrezione del Suo Figlio subito dopo la sua morte. Quest’ultima è un mistero che viene facilmente rimosso dalla nostra riflessione, si ha un certo pudore ad accennarne, e se oggi entra nel dibattito pubblico, è perché si pensa ad una “dolce morte”, l’eutanasia, e perché si ha paura della sofferenza che in non poche circostanze, può precederla. Dimentichiamo – continua l’arcivescovo –  che noi cristiani abbiamo una speranza oltre la morte, quella della vita eterna e della risurrezione, e che la festa odierna ci presenta la dormitio di Maria, una morte che è, come il sonno, un momento di passaggio, e la partecipazione alla risurrezione di Cristo come la vittoria sul peccato e sulla morte. In questa festa vediamo la Grazia di Dio trionfare in Maria, la prima a seguire il Signore Gesù, Colei che non solo lo ha generato, lo ha dato alla luce, lo ha nutrito, ma ha creduto in Lui. Gesù stesso, come abbiamo ascoltato nel Vangelo non loda in Maria solo la madre, ma la discepola, Colei che ascolta la Parola di Dio e la mette in pratica, e dice questo non certo per sminuire la grandezza della Madre Sua, ma per esaltarne la beatitudine e dire a ciascuno di noi, che come Lei può essere suo fratello, sorella, madre nel momento in cui la imita nell’ascolto e nel discepolato. Il frutto di questa vita piena di grazia – aggiunge Renna – è certamente una vita bella e buona, una vita che dispensa amore e speranza; ma oggi lo sguardo si spinge oltre la morte e il suo pungiglione. Dove è la morte di Maria? Dove è la morte dei suoi discepoli? La vittoria di Cristo l’ha ingoiata- usa questo termine san Paolo- e quindi facendola sua sulla croce, il Vivente stesso l’ha distrutta per Lui e per noi».

«Anche noi siamo chiamati alla resurrezione»

L’arcivescovo conclude: «Non dimentichiamo che anche noi, chiamati alla resurrezione, dobbiamo essere sempre impegnati a difendere la vita umana e delle creature, e vogliamo che sia sconfitto, con la grazia di Dio e il nostro impegno, quanto il pungiglione della morte inocula nel cuore dell’uomo: l’odio, la sopraffazione, la morte, la cancellazione dei diritti dell’uomo dalla nascita alla morte, in tutti gli ambiti. Nell’amore, nella pace, nella capacità di cooperare per un mondo più fraterno, rifulge la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte che oggi contempliamo in Maria Sua Madre. Diamoci quindi alle opere di una pace disarmata e disarmante, perché anche di noi si dica che siamo beati perché abbiamo ascoltato la Parola di Dio e l’abbiamo messa in pratica».

Infine, monsignor Renna, nelle intenzioni di preghiera, ha chiesto che la comunità di CL, a continuare – sulla strada segnata da Giussani e Ventorino –  la propria missione educativa e culturale nel territorio, presentando progetti avviati da tempo o recentemente (come la Casa di accoglienza per detenuti “Rosario Livatino” e la scuola dell’infanzia “Mammola”) e augurandosi sviluppi futuri.


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