
Una straziante notizia ha bruscamente interrotto la gioia di una domenica di festa grande per la comunità del quartiere Cappuccini, a Catania. Nella parrocchia del Sacratissimo Cuore di Gesù, domenica 18 maggio, è arrivato il Velo di Sant’Agata: un momento significativo per la parrocchia, che festeggia quest’anno i suoi 75 anni, vissuto con grande gioia e devozione alla presenza del parroco della Cattedrale, monsignor Barbaro Scionti, e del capovara Claudio Consoli, e accolto dalle voci del coro dei bambini del quartiere.
Ma la celebrazione è stata improvvisamente segnata da una notizia straziante. Proprio in quella mattinata di festa, una mamma della comunità parrocchiale si è rivolta al parroco, padre Augusto, per comunicare la tragica perdita di suo figlio. Non aveva neppure vent’anni Simone, ma era molto conosciuto nel quartiere, abitando a poche decine di metri dalla chiesa. I suoi fratelli frequentano le attività parrocchiali e il doposcuola dell’Associazione Cappuccini.
La tragedia si era consumata il giorno prima, sabato pomeriggio. Simone era andato a Ognina con degli amici e stava giocando a pallone. Quando la palla è finita in acqua, il ragazzo si è lanciato per recuperarla, ma si è perso in mare. È morto annegato nel tratto di mare sottostante piazza Nettuno. Il suo corpo è stato successivamente recuperato e identificato.
Simone, come Maicol, vittima di un destino crudele nelle periferie abbandonate
Il dolore che ha colpito la sua famiglia è immenso. Giovanni, il fratello minore che frequenta la terza media, ha espresso il suo strazio nel suo stato whatsapp scrivendo: «Perché te ne sei andato, fratello mio?». Anche amici e conoscenti stanno ricordando Simone con messaggi di cordoglio, manifestando dolore e incredulità per questa tragica scomparsa.
La festa nella parrocchia si è così inesorabilmente mischiata con il dolore. Questa non è purtroppo l’unica tragedia recente che ha colpito il quartiere. Nel giro di poco più di un anno, Simone è il secondo giovane della zona a morire in circostanze tragiche. Sul retro della chiesa dei Cappuccini, in piazza Grotta Magna, un murale ricorda Maicol (detto Lenticchia), scomparso un anno fa in un incidente in moto in via Plebiscito.
Simone, come Maicol, fa parte di quei giovani “a perdere” delle nostre periferie. Tanti ragazzi che faticano a trovare un senso alle loro giornate, privi nel loro quartiere di spazi di ritrovo e spesso abbandonati a loro stessi.
Tra lutto e fede, la voce dei bambini e la forza di un quartiere che non si arrende
Eppure, anche in questa profonda tristezza, si intravede un seme di speranza. Il velo della martire catanese, come sottolinea padre Augusto, aiuta a guardare oltre l’apparente assurdità di una tale morte. Ricorda che questa non è l’ultima parola, perché c’è Cristo, Colui che ha vinto la morte. E le voci pure dei ragazzi del coro, anch’essi del quartiere, sembrano farsi eco di questa speranza che non delude. Una speranza che può diventare concreta e tangibile quando i giovani trovano un’ancora a cui aggrapparsi. Questa ancora può essere una parrocchia che li accolga e li coinvolga, o un’associazione di volontariato capace di accompagnarli nella crescita, nello studio e nella scoperta della bellezza della vita. La storia di Simone, nella sua immensa e dolorosa tristezza, ci dice che nei luoghi dove è stato posto un seme di speranza, anche le tragedie più incomprensibili non hanno l’ultima parola. Esistono sempre punti di luce da cui si può e si deve ripartire.