
Il 16 maggio 2025, l’Auditorium del Centro Scolastico Polivalente di San Giovanni La Punta ha ospitato la fase conclusiva del progetto “Scuola di Pace”, giunto alla sua seconda edizione e intitolato quest’anno “E il mandorlo fiorì… Annuncio di speranza”.
Promosso dal parroco della Comunità parrocchiale di Santa Maria della Pace – Chiesa madre di Tremestieri Etneo e Direttore dell’Ufficio catechistico diocesano dell’Arcidiocesi di Catania, Don Gaetano Sciuto, il progetto ha coinvolto le scuole del territorio: il Liceo “Ettore Majorana”, l’I.T.E.T. “E. De Nicola”, l’I.T.I.S. “G. Ferraris”, il Liceo Artistico “E. Greco”, l’ICS “E. De Amicis” e il Circolo Didattico “Madre Teresa di Calcutta”, insieme ai ragazzi dell’Oratorio della Chiesa Santa Maria della Pace di Tremestieri Etneo.
La mattinata è stata un “grande laboratorio di Pace”, in cui studenti e alunni di diverse età e provenienze hanno collaborato attivamente. Attraverso la metodologia del Peer Tutoring e del Peer to Peer, i più grandi hanno condiviso le loro competenze con i più piccoli, promuovendo l’acquisizione di importanti competenze personali, relazionali, sociali e di cittadinanza attiva.
Il progetto, presentato dal Prof. Giuseppe Caramia e coordinato dal Prof. Lazzaro Napolitano, ha voluto essere una risposta concreta alla “ricerca della Pace” in un contesto mondiale spesso segnato da conflitti e divisioni.
Il mandorlo e l’arcobaleno: tra speranza e alleanza
Come sottolineato nell’introduzione all’evento, non si tratta di una “pace qualunque”, ma – citando Papa Leone XIV – di una pace disarmata e disarmante, che nasce – per i credenti – dalla Fede, ma in generale, dalla consapevolezza della Comunione, dell’Unità del genere umano, dalla pratica della giustizia; insomma non la ricerca di una Pax romana, ma di quella “EIRENE” greca o “SHALOM” ebraica, una pace profonda con sé stessi, con gli altri, con la natura e con Dio, che nasce dall’essere abitati dall’Amore. Una pace strettamente connessa alla Giustizia Sociale e alla Salvaguardia del Creato, che ripudia ogni logica di violenza e promuove il dialogo, l’empatia, la fraternità, la comunione, il rispetto e l’amore.
Due simboli hanno scandito il percorso del progetto: il mandorlo e l’arcobaleno. Il mandorlo, con la sua fioritura precoce, è stato assunto come “annuncio di speranza e di rinascita”. Un simbolo anche biblico, come spiegato durante l’incontro, che invita a non fidarsi delle apparenze e a credere nella vita e nella luce anche quando tutto sembra perduto. Il mandorlo, con la sua fioritura precoce, è un annuncio di speranza e di rinascita. Un simbolo che il nostro Arcivescovo, Mons. Luigi Renna, ha efficacemente descritto nel Cap. II della Lettera Pastorale 2024-25, a conclusione del cammino sinodale percorso dalla Chiesa.
L’arcobaleno, invece, è il segno dell’alleanza tra Dio e l’umanità dopo il diluvio, simbolo di unità nella diversità, di armonia, di pace e di fratellanza, in cui ogni colore, con la sua specificità, contribuisce alla bellezza dell’insieme.
Un progetto nel quale ci si è chiesti: “Quali sono i rami di mandorlo disseminati nel nostro presente, che ci fanno guardare con fiducia al futuro? Quali sono i segni presenti nel nostro tempo complesso e incerto, che dobbiamo cogliere, come Geremia, come Noè prima del Diluvio, per condurci ad un orizzonte di luce, di Pace?”
Un progetto per “resistere alla crudeltà del mondo”
Il progetto, realizzato attraverso la creatività e la laboriosità dei ragazzi e dei bambini, aiutati dai loro insegnanti e dalle loro maestre, ha rappresentato un modo concreto di cercare la bellezza, di rintracciare i segni di speranza presenti nella nostra storia, nel nostro territorio; un tentativo riuscito di “resistere alla crudeltà del mondo” – come scrive E. Morin in uno suo celebre saggio sulla Fraternità; un grande laboratorio, in cui attraverso la condivisione delle esperienze, dei saperi, la mobilitazione delle competenze, dai più grandi verso i più piccoli, ma anche tra pari, si è curata la continuità verticale tra istituti di diverso ordine e grado, con esiti efficaci anche in termini orientativi.
Durante l’evento finale, i partecipanti hanno presentato i frutti del loro lavoro attraverso installazioni artistiche, cartelloni, canti, poesie, balletti e video dei laboratori svolti. Ogni espressione è stata un tassello di questo mosaico di pace, un annuncio di speranza lanciato dai giovani al mondo.
Nello specifico, i lavori sono stati presentati secondo i colori dell’arcobaleno.
La manifestazione si è conclusa con un momento di riflessione sull’importanza dell’armonia e della collaborazione, simboleggiato dalla leggenda dell’arcobaleno, e con un invito a scoprire la “dolcezza nascosta” nella vita, offerto attraverso un dolce di mandorle. Il Piccolo Coro di Calcutta ha salutato i partecipanti con il canto “Come un pittore” dei Modà.