
Sin dalle prime ore della scorsa domenica tutti i Tg davano notizie dell’attacco notturno americano contro i siti nucleari a Teheran e nei giorni successivi della reazione iraniana con i missili lanciati contro Israele e contro la base Usa in Qatar. Surreale mi è sembrato il discorso di Trump, infarcito con toni di autoesaltazione, per sottolineare che con questo “successo militare spettacolare”, si può porre fine alla guerra perché ora “l‘Iran, il bullo del Medio Oriente, deve fare la pace”.
“Prima la forza, poi la pace”
E infatti, “prima viene la forza, poi viene la pace”, così dicono il leader americano e quello israeliano. Trump che, sin dai primi giorni del suo mandato, si proponeva come paciere internazionale, tra Russia e Ucraina e in Medio Oriente, ma senza nessun risultato, adesso con la sua iniziativa militare si è procurato un palcoscenico e si è inserito nella guerra tra Israele e Iran, allargando il conflitto e aprendo scenari imprevedibili e inquietanti. Eppure, nel suo discorso di insediamento alla Casa Bianca, aveva detto di essere “pacificatore e unificatore” e che in ogni caso non sarebbe entrato nelle guerre degli altri! E magari, si va lamentando, come fa da qualche settimana, perché non gli hanno dato il Premio Nobel per la Pace! La retorica bellicista gronda negli sperticati elogi che Netanyahu ha rivolto a Trump per il suo coraggioso intervento militare, che segnerà la Storia in modo irreversibile in Medio Oriente.
Se Trump e Netanyahu invocano Dio
Infine, stupefacente mi è sembrato il richiamo di entrambi i leader a Dio per ringraziarlo del successo dell’operazione: “Dio benedica la nostra incrollabile alleanza”. Certo è difficile capire a quale Dio si richiamassero: forse un dio su misura del proprio smisurato ego, simile a quello evocato dai nazisti, che sul proprio cinturone portavano la scritta “Dio è con noi”, come a giustificare le proprie crudeltà!
Ma qual è stata la reazione europea? Molti governi hanno chiesto all’Iran di interrompere la guerra, non distinguendo tra aggressore e aggredito. Con ciò senza togliere nulla alla Repubblica Islamica negatrice dei più elementari diritti umani. Ma, come già accennavo in qualche articolo precedente, il regime change che Israele e USA vorrebbero certamente, e tanti auspicano, non si realizza con i bombardamenti.
Il Papa: “L’umanità grida e invoca la pace”
E all’Angelus della stessa domenica, Leone XIV ha sottolineato che il conflitto tra Israele e Iran rischia di far dimenticare “la sofferenza quotidiana della popolazione, specialmente a Gaza e negli altri territori, dove l’urgenza di un adeguato sostegno umanitario si fa sempre più pressante”. E’ crudele che a Gaza ogni giorno vengano uccise circa 30 persone mentre vanno a prendere il cibo, per non morire di fame. Il Papa continua: “Oggi più che mai, l’umanità grida e invoca la pace. È un grido che chiede responsabilità e ragione, e non dev’essere soffocato dal fragore delle armi […]”. Si noti che per la seconda volta in quasi dieci giorni Leone XIV rilancia due parole responsabilità e ragione. Infatti, sembra che coloro che hanno in mano le sorti del mondo stiano agendo in modo irresponsabile e oscurando il lume della ragione, senza il quale l’uomo è lupo all’altro uomo, cioè una bestia, che ha perso la sua umanità. E il Papa aveva detto alla Fondazione Centesimus Annus: “C’è poco dialogo attorno a noi, e prevalgono le parole gridate, non di rado le fake news e le tesi irrazionali di pochi prepotenti”. E’ la follia al potere, e nella Storia recente abbiamo visto come essa abbia trascinato il mondo nella tragedia della seconda guerra mondiale. E alla fine abbiamo assistito alla caduta degli dei! Pertanto è importante che tutte le forze sane e ragionevoli della comunità internazionale facciano fronte per fermare questa irrazionalità dilagante e fermino “la tragedia della guerra, prima che essa diventi una voragine irreparabile”. Infatti, è ancora il Papa: “la guerra non risolve i problemi, anzi li amplifica e produce ferite profonde nella storia dei popoli, che impiegano generazioni per rimarginarsi”. La parola, la responsabilità e la ragionedevono far sì “che la diplomazia faccia tacere le armi!”.
Ma il Papa, parlando alla CEI, ha affidato un compito pedagogico “artigianale” ad ogni comunità cristiana perché “diventi una casa della pace, dove si impara a disinnescare l’ostilità attraverso il dialogo, dove si pratica la giustizia e si custodisce il perdono. La pace non è un’utopia spirituale: è una via umile, fatta di gesti quotidiani, che intreccia pazienza e coraggio, ascolto e azione. E che chiede oggi, più che mai, la nostra presenza vigile e generativa”