In un momento di intenso dibattito regionale sul tema del fine vita, l’Associazione Medici Cattolici Italiani – Sezione di Catania ha pubblicato un documento di posizione in merito alla proposta di legge attualmente all’esame dell’Assemblea Regionale Siciliana, che potrebbe aprire alla pratica del suicidio medicalmente assistito.

Il documento si inserisce nel solco delle recenti dichiarazioni della Conferenza Episcopale Siciliana, che ha ribadito l’inviolabilità della vita umana in ogni fase, dal concepimento alla morte naturale.

«Il nostro compito di medici– ha dichiarato il prof. Massimo Libra, presidente dell’AMCI di Catania –è prenderci cura della persona anche quando non possiamo guarirla. Nessuno dovrebbe sentirsi spinto a chiedere la morte per mancanza di alternative. Il nostro dovere è accompagnare, non abbandonare».

L’associazione sottolinea che molte richieste di suicidio assistito nascono da condizioni di solitudine, dolore mal gestito o trattamenti sproporzionati, che alimentano sfiducia e disperazionenel paziente e nei familiari. Da qui la proposta di un cambio di paradigma fondato su tre pilastri: centralità della cura senza accanimento, umanizzazione dei percorsi sanitari e un reale potenziamento delle cure palliative, ancora insufficienti, soprattutto nel Sud Italia.

«La medicina deve restare sempre alleata della vita», ha aggiunto Libra. «È nostro dovere evitare accanimenti inutili, ma anche rifiutare ogni scorciatoia che trasformi il medico in esecutore della morte».

Tra le proposte operative, l’AMCI avanza la creazione dei Poli di Assistenza e Supporto Integrato (P.A.S.I.), evoluzione degli attuali hospice. Queste strutture, organizzate per aree patologiche, avrebbero l’obiettivo di garantire assistenza qualificata e dignità nelle fasi più delicate della vita.

Il documento ha ricevuto il sostegno dell’Arcivescovo Metropolita di Catania, Mons. Luigi Renna, che ha dichiarato: «Una società che offre la morte prima di garantire il diritto alla cura tradisce i suoi doveri più elementari verso i più fragili. La compassione non è somministrare la morte, ma condividere la sofferenza con responsabilità e competenza concreta».

Nel documento si dà rilievo anche al ruolo della sedazione, pratica spesso fraintesa ma fondamentale nei percorsi di accompagnamento della persona nelle fasi critiche della malattia. «La sedazione, se correttamente applicata – ha spiegato il prof. Salvatore Castorina, presidente emerito dell’AMCI di Catania – non è una forma mascherata di eutanasia, ma un atto clinico eticamente lecito, finalizzato ad alleviare sofferenze estreme, come piaghe da decubito particolarmente dolorose e dolori intensi e persistenti, senza abbreviare intenzionalmente la vita del paziente. In alcuni casi essa può essere di tipo strumentale, ossia supportata da dispositivi medici per monitorare e gestire in modo continuo il controllo dei sintomi».

L’AMCI – Sezione di Catania si dichiara disponibile a collaborare con le istituzioni regionali e nazionali per sviluppare linee guida condivise e per contribuire alla realizzazione dei nuovi PASI nel territorio metropolitano di Catania, nell’ottica di una medicina sempre più umana, competente e solidale.

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