di Daniele Cavallaro

In questi giorni in tanti si stanno allarmando per la proposta di legge depositata al Senato a firma, tra gli altri, di Emma Bonino (+ Europa) e Riccardo Nencini (PD). Questa proposta prevede, tra le altre cose, la sostituzione della cosiddetta “ora di religione” con l’educazione civica, peraltro già prevista, appena ripristinata con uno spazio interdisciplinare.

“Nulla di nuovo sotto il sole” direbbe il “saggio” Qoelet, ovvero il periodico “attacco” all’Insegnamento della Religione Cattolica da parte di chi, in nome dell’esaltazione della laicità dello Stato, o per meglio dire laicismo, lo vedrebbe sacrificato in quanto, a parer loro, obsoleto, anacronistico e non conforme al processo di secolarizzazione sfrenata che pervade il nostro Paese, in particolar modo tra i giovani. Ebbene queste rivendicazioni proposte in realtà dall’Associazione “Luca Coscioni” e dall’UAAR (Unione Atei Agnostici Razionalisti) sono “viziate” dallo stesso errore che dal 1984, anno di revisione dei Patti Lateranensi, il Concordato tra Stato e Chiesa del 1929, vede protestare coloro che ritengono l’IRC una “minaccia” alla laicità della Scuola e di conseguenza dello Stato.

Essi perseverano nel considerare la presenza della disciplina “religione cattolica” all’interno dell’ordinamento scolastico italiano di ogni ordine e grado, fatta eccezione per quello universitario, mero indottrinamento o semplicemente catechismo al di fuori della parrocchia.

Ancora una volta ignorano o fanno finta di ignorare che non è nulla di tutto questo, bensì un contributo fondamentale e interdisciplinare alla formazione culturale dello studente che non può prescindere dalle radici cattoliche dell’Italia e cristiane dell’Europa. Chi nega questo non è onesto intellettualmente. Per carità, non è in discussione il sacrosanto diritto delle associazioni sopracitate di poter esprimere le loro opinioni o di, attraverso i propri rappresentanti eletti democraticamente, fare delle proposte di legge. Non si può però, a parere di chi scrive, affermare che il nostro Paese abbia delle radici storico-artistiche basate sull’ateismo, sull’agonsticismo o sul razionalismo; magari sulla ragione sì, ed essa, per sua natura, non può differire dalla verità.

In ultima analisi ben venga lo studio dell’educazione civica, ma non a discapito di un insegnamento che, forse più di tutti, esprime quel senso civico che da sempre, in Italia, è inscindibile dalla cultura cattolica.

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