di Giuseppe Adernò

«Lo Stato c’è, aiuteremo tutti. Non lasceremo indietro nessuno. » ha dichiarato il presidente del Consiglio, Giuseppe  Conte; «Nel rispetto della libertà di scelta educativa delle famiglie, saranno supportate in modo concreto tutte le scuole del sistema nazionale d’istruzione», ha dichiarato Lucia Azzolina, Ministro dell’Istruzione. Ma nelle 439 pagine del dispositivo, composto da 258 articoli, le scuole paritarie sono citate solo per il finanziamento di 80 milioni di euro che serviranno a coprire il mancato versamento delle rette da parte delle famiglie, per questi mesi di sospensione della didattica in presenza. Il contributo sarà ripartito alle 8.957 scuole materne sulla base del numero di bambini iscritti per ogni bambino la somma assegnata sarà di 152.00 euro.

E per gli altri ordini di scuola? Eppure anche nelle scuole paritarie sono state rispettate le regole di chiusura, è stata adottata la didattica a distanza. Mentre gli studenti delle scuole statali hanno beneficiato di computer e sussidi informatici gli alunni delle scuole paritarie sono stati esclusi da questi benefici per l’emergenza Covid-19

Il personale docente anche senza benefici di aggiornamento hanno attivato lodevolmente la didattica a distanza e le scuole superiori stanno provvedendo alla sanificazione e alle norme di distanziamento previste per gli esami di stato.

Molti genitori in difficoltà economica in questi mesi non hanno potuto pagare la retta e forse non la potranno pagare neanche a settembre, dato il permanere della pesante crisi economica.

Come ha dichiarato Suor Anna Monia Alfieri “questo è l’ennesimo schiaffo inferto agli studenti più deboli perché svantaggiati economicamente”.

Così si rischia di renere “invisibili” i genitori che nonostante la Legge 62/2000, nell’esercizio del diritto di libertà di scelta educativa, hanno pagato due volte il servizio scolastico, allo Stato con le tasse e alla scuola con la retta.

Il decreto “Rilancio” non ha tenuto conto della scuola pubblica paritaria che è la prima impresa del Paese democratico, costituisce il reale volano dello sviluppo sociale ed economico con 900.000 studenti, 180.000 tra docenti e operatori scolastici, 12.000 sedi scolastiche, distribuite su tutto il territorio nazionale.

Oggi, però, con questo decreto, il 30% delle scuole paritarie è a rischio chiusura, A settembre 300 mila studenti busseranno alle  porte della scuola statale che già è compromessa per le molteplici innovazioni.

Lo Stato dovrà sobbarcarsi l’onere di circa cinque miliardi in più, mentre oggi, assegnando un miliardo alle scuole paritarie potrà risparmiarne quattro.

Nel Dossier “Diritto all’istruzione: ripartire dalle scuole paritarie” a cura dell’Istituto Bruno Leoni IBL figurano tabelle analitiche di quest’analisi e si evidenzia che il costo standard per studente in una scuola paritaria corrisponde a meno della metà rispetto ai costi dello Stato.

Bisognerebbe non trascurare il fatto che 180 mila lavoratori: docenti e operatori delle scuole paritarie rimarranno disoccupati e poi far sì che il diritto di libertà di scelta educativa, non rimanga solo scritto sulla Costituzione.

Quest’operazione governativa se non trova le opportune modifiche, produrrà disuguaglianze sociali tra famiglie di serie A e famiglie di serie B. Per la scuola dell’infanzia ad esempio o per un’eventuale presenza a scuola a giorni alterni le famiglie ricche potranno pagare la baby sitter, quelle povere no e le mamme saranno costrette a rimanere a casa ….  

Sarebbe auspicabile che le pari opportunità possano diventare realtà nel nostro paese.

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