di Giuseppe Adernò

“E’ della Chiesa il fin l’Educazione”, e parafrasando i versi del napoletano Giambattista Marino, fondatore della poesia barocca,  si afferma che la Chiesa, Mater et Magistra, come ha insegnato Giovanni XXIII, “Madre di umanità”, come ha dichiaratoPaolo VI all’ONU,  con autorevolezza interviene sul tema dell’emergenza educativa, fatto globale, che coinvolge le persone singole e le comunità sociali.

L’iniziativa del Global Compact on Education,Patto mondiale per l’educazione, è la prima concretizzazione dell’enciclica “Fratelli tutti” e indica un obiettivo grande: mettere in rete e valorizzare tante energie, spesso mortificata.

Educare, processo di portata storica, è uno dei grandi temi dell’umanità ed è così importante oggi che può veramente essere il terreno di uno sforzo comune, in cui ciascuno, anche per il vincolo di fratellanza, si mette in gioco ed è coinvolto in prima persona.

 L’Educazione che «coinvolga tutte le componenti della società” sul piano orizzontale, investe tutta la persona, la mette in gioco, la fa progredire (o regredire), la apre al mondo (e al trascendente) o la richiude in un quadro sterile e vuoto.

Sul piano verticale, connette il tempo presente, passato e futuro.

Come insegna l’etimologia “educere” è l’atto di tirar fuori il progetto di vita di cui ciascuno è portatore e tale compito non è solo riservato agli addetti ai lavori, ma coinvolge tutti gli adulti impegnati nell’azione di educatori e testimoni dei valori.

Il patto proposto dal Papa, sollecitato anche da tanti autorevoli esponenti di organizzazioni mondiali e di religioni non cristiane, appare urgente e di portata planetaria

Convergere su questo impegno significa anche accettare una visione della persona e della dignità umana e costituisce un grande investimento che prima di tutto sollecita la consapevolezza di dover cominciare da tanti gesti concreti, in tutto il mondo e che ha come obiettivo quello di mettere in rete e valorizzare tante energie, spesso mortificate.

PATTO MONDIALE PER L’EDUCAZIONE

Il patto educativo globale coinvolge non solo le istituzioni scolastiche, ma anche artisti e media, e propone un nuovo modello di educazione capace di superare le emergenze del mondo.  Papa Francesco nel videomessaggio trasmesso in streaming, delinea in sette punti il percorso da fare per cambiare il mondo  attraverso l’educazione.

1.Mettere al centro di ogni processo educativo e formale la persona;

2.ascoltare la voce dei bambini;

3. favorire la piena partecipazione delle bambine e delle ragazze all’istruzione, 4.vedere nella famiglia il primo e indispensabile soggetto educatore;

5. educare ed educarci nell’accoglienza, aprendoci ai più vulnerabili ed emarginati;

6. impegnarci a studiare per trovare altri modi di intendere l’economia, la politica, la crescita e il progresso;

7. custodire e coltivare la nostra casa comune.

A questi sette punti, si aggiunge l’impegno a portare avanti, illuminati dalla Dottrina Sociale della Chiesa, attività  consone nei Paesi di origine. Da sempre nella storia millenaria della Chiesa l’istruzione e l’educazione dei giovani, dei poveri è stata al centro di eccellenti imprese educative, condotte da eroici e coraggiosi santi educatori.

«Ogni cambiamento, dice Papa Francesco, richiede un percorso educativo, per costruire nuovi paradigmi capaci di rispondere alle sfide e alle emergenze del mondo contemporaneo, di capire e di trovare le soluzioni alle esigenze di ogni generazione e di far fiorire l’umanità di oggi e di domani».

La pandemia ha fatto soffrire i sistemi educativi di tutto il mondo, e l’emergenza segnalata agli esordi del ventesimo secolo si presenta oggi come una vera e tragica “catastrofe educativa” Il Covid ha accelerato e amplificato molte delle urgenze e alle difficoltà sanitarie hanno fatto seguito quelle economiche e sociali. I sistemi educativi di tutto il mondo hanno sofferto la pandemia sia a livello scolastico che accademico».  Circa dieci milioni di bambini sono costretti a lasciare la scuola a causa della crisi economica generata dal coronavirus”, oltre 250 milioni di bambini in età scolare sono esclusi da ogni attività formativa”, aumentando ancor più il già allarmante “divario educativo”.

Oggi si vive una realtà drammatica, e si constata come la “povertà educativa” è, una tra le più gravi conseguenze della pandemia e «le necessarie misure sanitarie saranno insufficienti se non verranno accompagnate da un nuovo modello culturale», capace di imprimere «una svolta al modello di sviluppo», partendo dalle «opportunità che l’interdipendenza planetaria offre alla comunità e ai popoli, curando la nostra casa comune e proteggendo la pace». 

In risposta a questa “crisi complessiva” che coinvolge il nostro modo di intendere la realtà e di relazionarci tra noi, non bastano «ricette semplicistiche», né «vani ottimismi»: è necessario «il potere trasformante dell’educazione» via fondamentale per costruire «una civiltà dell’armonia, dell’unità, dove non ci sia posto per la cattiva pandemia della cultura dello scarto”.

Dalla logica sterile e paralizzante dell’indifferenza, occorre passare alla logica della co-partecipazione al fine di riconoscere la dimensione della fratellanza e accogliere la comune appartenenza» al genere umano

Educare significa, infatti, “scommettere e dare al presente la speranza che rompe i determinismi e i fatalismi con cui l’egoismo del forte, il conformismo del debole e l’ideologia dell’utopista vogliono imporsi tante volte come unica strada possibile».

La soluzione tampone adottata mediante la didattica a distanza ha mostrato ancora di più «una marcata disparità delle opportunità educative e tecnologiche» ed inoltre un rallentamento «nel naturale processo di sviluppo pedagogico» di bambini e adolescenti. 

Il Patto mondiale per l’educazione è il nuovo e tanto atteso vaccino anti Covid-19, con la finalità non solo di curare i sintomi del male, della sofferenza, del disagio; la piaga delle violenze e degli abusi sui minori; i fenomeni delle spose bambine e dei bambini-soldato; il dramma dei minori venduti e resi schiavi», ma di tracciare il solco di un nuovo percorso da intraprendere, della nuova “civiltà dell’unità” attenta anche al “dolore del pianeta”, causato da uno sfruttamento senza testa e senza cuore, che ha generato una grave crisi ambientale e climatica».

LINEE GUIDA

L’educazione, intesa come “via efficace per umanizzare il mondo e la storia», costituisce «il naturale antidoto alla cultura individualistica, che a volte degenera in vero e proprio culto dell’io e nel primato dell’indifferenza». E’ importante segnalare come dal Patto educativo globale scaturiscono  le indicazioni delle seguenti linee guida;

We are: esserci in prima persona, non tenersi fuori dal corso della storia globale, locale, personale. Noi, giovani e adulti, scegliamo di esserci;

We share: condividere e partecipare. Il dialogo è imprescindibile per costruire la “cultura dell’incontro”, per cambiare il modello di sviluppo globale, per ri-orientare la globalizzazione verso la relazionalità;

We care: coinvolgerci in prima persona nel comprendere le implicazioni del nostro essere una sola famiglia umana.

Viene quindi delineato un nuovo modello culturale, che dia anche “una svolta al modello di sviluppo”, che “rispetti e tuteli la dignità della persona umana”, e riaccenda il faro dell’Educazione, come  simboleggiato nel  logo dell’UCIIM, perché “educare è sempre un atto di speranza”, che serve a pensare in una logica diversa, non quella della sostituzione e della ripetizione, bensì quella di generare e mostrare nuovi orizzonti, in cui l’ospitalità, la solidarietà  fra le generazioni e il valore della trascendenza fondino una nuova cultura.

Il Patto globale per l’educazione sollecita “una rinnovata stagione di impegno educativo”, attraverso un percorso integrale che vada incontro “a quelle situazioni di solitudine e di sfiducia verso il futuro che generano tra i giovani depressione, dipendenze, aggressività, odio verbale, fenomeni di bullismo”. Un percorso che non faccia rimanere indifferenti “di fronte alla piaga delle violenze e degli abusi sui minori, ai fenomeni delle spose bambine e dei bambini soldato, al dramma dei minori venduti e resi schiavi”, al quale si unisce anche il dolore per “le sofferenze del nostro pianeta”.

Il nuovo “investimento formativo” coinvolge genitori, docenti e studenti: famiglie, scuole, associazioni e volendo parlare la lingua della fraternità  intreccia una rete di relazioni umane e aperte, convergenti verso un’educazione di qualità, all’altezza della dignità della persona umana, allargando gli orizzonti della sua vocazione alla fraternità.

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