di Don Giovambattista Zappalà

Nei primi tre secoli del cristianesimo, tempo di persecuzione, ci si preparava alla pasqua con due giorni di digiuno. Dopo si sentì il bisogno di prolungare questo spazio: una settimana, quattro settimane, sei settimana. Nel medioevo (VI-VII secolo) si arriva addirittura a cinquanta, sessanta, settanta giorni! Le famose quinquagesima, sessagesima, settuagesima.

Le letture bibliche delle domeniche di quaresima. Il ciclo A, presenta il tema battesimale: samaritana, cieco nato, risurrezione di Lazzaro. Il ciclo B, mostra il tema cristocentrico: la croce gloriosa, il serpente innalzato, il chicco di frumento che porta frutto. Il ciclo C, propone il tema penitenziale: la conversione; le tre parabole della misericordia di Dio; l’adultera riabilitata.

Le letture feriali presentano i grandi temi quaresimali: la carità, la preghiera, il digiuno, il perdono, il servizio, l’umiltà, ecc.

Nelle ultime due settimane si leggono brani tratti dal vangelo di Giovanni e la tematica si incentra su Cristo, sulle sue parole, le sue opere.

L’eucologia è molto ricca; tutte le orazioni potranno essere occasione di nutrimento sostanzioso per questo tempo di quaresima. I temi emergenti sono la conversione, il cammino verso la pasqua, la carità, il perdono, la preghiera, il digiuno dal peccato.

Perché questa insistenza per le opere penitenziali? La quaresima non è un residuo archeologico di pratiche ascetiche di altri tempi, ma tempo di una più viva partecipazione alla pasqua di Cristo. Rom 8,17  partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria.

È un tempo nel quale Cristo purifica la Chiesa sua sposa per renderla santa, purificandola per mezzo del lavacro dell’acqua accompagnato dalla parola, al fine di farsi comparire davanti la sua Chiesa tutta gloriosa, senza macchia né ruga o alcunché di simile, ma santa e immacolata (Ef 5, 25-27).

L’accento quindi è posto non tanto sulle pratiche ascetiche, ma sull’azione purificatrice e santificatrice del Signore. Infatti la conversione che si chiede a Dio è ripetutamente presentata come opera dell’iniziativa di Dio che agisce in Cristo. Le stesse opere penitenziali non sono iniziative nostre, ma sono il segno della partecipazione al mistero di Cristo che per noi si fa penitente col digiuno nel deserto. Le pratiche penitenziali sono una risposta.

L’orazione sul popolo. E’ un recupero che arricchisce la terza edizione del Messale. Questa oratio super populum è attestata negli antichi sacramentari dei secoli V-VI e ancora presente fino al Messale tridentino. Questa preghiera, che è un tutt’uno con la benedizione, fa riferimento alla vita quotidiana e l’eucaristia appena celebrata.

La quaresima è una spiritualità spiccatamente battesimale. Il concilio Vaticano II così scrive: Il carattere della quaresima è duplice: mediante il ricordo del battesimo o la preparazione ad esso e mediante la penitenza, i fedeli vengono preparati alla celebrazione del mistero pasquale (cfr. SC 109). È noto che la quaresima, prima di tutto, fu istituita dalla Chiesa come tempo di preparazione prossima ai sacramenti della iniziazione cristiana.

Anche oggi i catecumeni sono preparati durante la quaresima; ma per chi è stato già battezzato, la quaresima diventa il tempo per riscoprire l’essere battezzati, figli di Dio.

Su questo discorso battesimale si fonda l’aspetto penitenziale: la Chiesa, sapendo di essere una comunità di eletti e santificati (battezzati), scoprendo però in sé delle rughe, chiede ai figli di eliminare queste macchie attraverso la penitenza, affinché la veste bianca battesimale possa risplendere con maggiore nitidezza. Da qui emerge la necessità del celebrare il sacramento della Riconciliazione.

Battesimo e Penitenza sono quindi i sacramenti della quaresima; infatti all’uomo naufrago a causa del peccato viene data una seconda tavola di salvezza, così il prefazio della penitenza in maniera limpida e toccante raffigura il sacramento della Riconciliazione.

I mezzi suggeriti per la quaresima quali sono? Innanzitutto un attento e prolungato ascolto della Parola di Dio, perché è questa che illumina e ci porta a conoscere i nostri peccati, chiama a conversione, infonde fiducia nella misericordia di Dio. È la Parola di Dio che ci fa capire ciò che è bene e ciò che è male; ci fa capire se viviamo la fedeltà all’alleanza o meno.

La preghiera. È il tempo di più assidua e intensa preghiera. La preghiera cristiana non è il tentativo di accaparrare Dio a voler realizzare i nostri progetti, ma è disponibilità piena alla divina volontà. Tutto deve diventare preghiera: sacrificio dello spirito, offerta di sé. Non dimentichiamo inoltre la preghiera per ottenere la conversione dei peccatori (cfr. SC 109 b).

Il digiuno. È uno dei modi di partecipare alla sofferenza di Cristo. Però bisogna superare il formalismo: sarebbe inutile astenersi dal cibo se non ci si astiene dal peccato. Il digiuno è sì astenersi dal cibo (mercoledì delle ceneri e venerdì santo) ma implica anche tutta una serie di mortificazioni facendo astinenza e digiuno in tanti altri settori. Non si tratta di disprezzare il corpo o le realtà del mondo, ma è un modo per lottare contro l’uomo vecchio che sempre rivendica i suoi diritti. Ma soprattutto il digiuno e l’astinenza è quel chicco che morendo porta frutto.

La carità è il tempo per tuffarsi con maggiore slancio nelle opere di carità verso i fratelli. Tutti i prefazi delle messe di quaresima parlano di assiduità nella carità operosa. Lo stesso digiuno non deve arricchire le nostre tasche ma sfamare chi è nel bisogno.

La pastorale della quaresima deve ripensare le fondamenta della vita cristiana: la conversione a Cristo e il battesimo per cui siamo inseriti in Cristo.

Innanzitutto hanno particolare importanza le celebrazioni penitenziali non sacramentali. Ossia riunioni di fedeli, anche in piccoli gruppi, allo scopo di ascoltare la Parola di Dio che invita alla conversione e al rinnovamento della vita. Sono celebrazioni utilissime per la conversione e la purificazione del cuore. Servono per aiutare i fedeli a prepararsi alla confessione che poi i singoli potranno fare a tempo opportuno; per educare i fanciulli a formarsi a poco a poco una coscienza del peccato nella vita nuova e della liberazione dal peccato per mezzo di Cristo (cfr. Rito della Penitenza 36-37).

Altro aspetto della pastorale quaresimale è il richiamo al battesimo valorizzando la ricchezza dei temi battesimali presenti nelle orazioni di questo tempo. La migliore catechesi battesimale, oltre che una grazia di Dio per tutta la comunità parrocchiale, è la presenza di un catecumeno.

Vanno incoraggiate altresì le iniziative dei singoli, dei gruppi e di tutta la comunità, per la raccolta di aiuti a favore dei fratelli bisognoso e per opere della Chiesa.

Infine la pastorale della quaresima dovrà curare la conversione non solo individuale ma collettiva. Esistono peccati che sono imputabili alla comunità. Le celebrazioni penitenziali non sacramentali comunitarie avranno anche questo scopo, di individuare, denunciare e rimediare a questi tipi di peccati collettivi.

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