In un clima solenne, in una città ancora impegnata ad affrontare la pandemia, fa il suo ingresso nella Diocesi di Catania Mons. Luigi Renna, alla presenza di un corposo gruppo di sacerdoti e diaconi. Una trentina i vescovi italiani presenti. Tra questi, Mons. Salvatore Gristina, che lascia a lui la guida della Diocesi.

Tantissimi i fedeli che hanno occupato i posti contingentati a causa del Covid, ma che hanno avuto modo di seguire attraverso maxi schermi predisposti al Museo Diocesano e nella chiesa “Badia di Sant’Agata”. Monsignor Renna si è insediato tra gli applausi dei fedeli, molti dei quali, hanno assistito alla celebrazione anche da piazza Duomo.

Numerosa anche la delegazione dei sindaci presenti, provenienti dai vari comuni etnei. Presente il presidente della Regione Nello Musumeci, il prefetto di Catania Maria Carmela Librizzi e il sindaco facente funzione Roberto Bonaccorsi, tra altre autorità civili e militari.

«Vengo a Catania da pellegrino e mi sento già cittadino – ha detto il nuovo Arcivescovo durante l’omelia – da oggi sono catanese come voi. Ma rimarrò in qualche modo sempre straniero. Cosa significa tutto questo, se non quello che un antico autore, dei tempi dei primi cristiani come sant’ Agata, nella lettera a Diogneto scriveva dei battezzati: “Abitano ognuno nella propria patria, ma come fossero stranieri;(…) ogni regione straniera è loro patria, eppure ogni patria per essi è straniera.(…) Insomma , per parlar chiaro, i cristiani rappresentano nel mondo ciò che l’anima è nel corpo”. Se uno è cristiano, considera ogni angolo della terra la sua patria, ed ogni uomo o donna che incontra in essa, compagno nel cammino: non esistono luoghi estranei per i figli di Dio! Ogni patria però è straniera perché è sempre piccola cosa rispetto al Regno di Dio che non ha confini e che è proiettato alla Gerusalemme celeste, il paradiso. Per questo motivo per noi credenti non dovrebbero esistere il campanilismo, la discriminazione, il disprezzo per le altre culture, perché siamo cittadini del Regno di Dio, ospitali verso ogni uomo ed ogni donna che abita la Terra. Il Signore ci ha chiamati ad essere cittadini di una regione, la splendida Sicilia, che è vocata particolarmente ad essere ospitale, soprattutto per chi è disperato e bussa alle porte della nostra Europa: noi siamo cristiani e ci sentiremo sempre a disagio quando uno straniero viene respinto o muore! Sarò catanese, facendomi carico insieme a voi del bene di questa terra e di chiunque in essa cercherà pace e sicurezza. In queste poche ore ho visto già i segni dell’opera dello Spirito nell’evangelizzazione, nella carità, nella cura della celebrazione dei Divini misteri».

Durante la celebrazione Monsignor Gristina, che rimarrà a Catania e andrà ad abitare nella vicina casa del clero, visivamente emozionato, ha salutato con affetto il nuovo Arcivescovo, donandogli un pastorale e augurandogli ogni bene alla guida della Diocesi.

L’intera celebrazione è stata trasmessa in streaming nei canali della Diocesi catanese, curata dall’Ufficio Diocesano per le comunicazioni sociali, per permettere ai molti che non sono riusciti a partecipare sempre a causa delle restrizioni, di poter seguire l’evento. Tantissime anche le tv che hanno rilanciato i segnali, tra queste anche TeleDeon, emittente molto diffusa nella diocesi di provenienza di Mons. Renna e nella pagina web di Minervino, paese di provenienza dell’Arcivescovo.

Alla fine dell’evento religioso, è stata data lettura del verbale della presa di possesso della diocesi da parte del cancelliere vescovile, cui è seguita la benedizione e il saluto del vescovo ai fedeli presenti in cattedrale e nelle altre strutture collegate.

Il nuovo presule, scelto da Papa Francesco, prima ancora dell’insediamento, ha voluto incontrare i giornalisti, per poi andare a visitare il vicino carcere di Bicocca. Subito ha fatto capire quale sarà il suo percorso: tra la gente, con un occhio particolare agli ultimi, che saranno un punto centrale del suo cammino. Messaggio che ha anche sottolineato prima della celebrazione, durante l’incontra con le autorità locali.

«Insieme riconosciamo il valore inviolabile dei diritti dell’uomo, in un’ottica di solidarietà e di sussidiarietà, che ci permette di sostenere chi vede misconosciuta la propria dignità e di offrire opportunità affinché ognuno realizza i propri progetti di bene. Ci sentiamo solidali nel rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che incontrano i poveri, riconoscendo che il lavoro è la grande opportunità di riscatto sociale che occorre assicurare a tutti, ma che vediamo proprio nel nostro Sud Italia scarseggiare o addirittura impoverirsi per aumento del costo della vita e diminuzione del salario. Faccio mie le parole di papa Francesco in un’analisi realistica del momento presente: “L’estendersi della precarietà, del lavoro nero e del ricatto malavitoso fa sperimentare, soprattutto tra le giovani generazioni, che la mancanza del lavoro toglie dignità, impedisce la pienezza della vita umana e reclama una risposta sollecita e vigorosa. Risposta sollecita e vigorosa contro questo sistema economico mondiale dove al centro non ci sono l’uomo e la donna: c’è un idolo, il dio-denaro.” Infine condividiamo il ripudio della guerra, che riteniamo essere un male che cancella ogni condizione di benessere e possibilità di realizzazione dell’umano».

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