di Don Giuseppe Cannizzo

Il campo nomade informale  limitrofo a un canale di acqua superficiale ubicato nel quartiere  di San Giuseppe La Rena di Catania, nei pressi dell’ex mercato ortofrutticolo, è stato interessato da un vasto incendio, scoppiato nella notte del 9 giugno, che ha letteralmente trasformato in cenere le numerose baracche di legno  e  le cui  fiamme hanno avvolto e distrutto tutto il materiale presente all’interno dell’area interessata, compreso qualche autoveicolo.

L’incendio non ha provocato feriti, anche perché la maggior parte delle numerose famiglie di nazionalità rumena e bulgara, che vive nel campo non era presente al momento dello scoppio dell’immenso rogo. Infatti i bambini ed i ragazzi che vivono nel campo rom e che frequentano la scuola, alla conclusione dell’anno scolastico, insieme alle loro famiglie lasciano Catania per rientrare nei loro Paesi, per poi ritornare nel mese di settembre.

Questo insediamento nomade abitato da decine di famiglie, nascosto tra la vegetazione e i canneti, era costituito da numerose baracche, privo di energia elettrica e di acqua potabile. Le condizioni igienico-sanitarie erano pessime sia per gli enormi cumuli di rifiuti accantonati  e mai smaltiti negli anni e sia per la presenza di animali, insetti e di enormi roditori.

Nel 2016 la stessa sorte è toccata al più grande campo nomade sito nel quartiere del Villaggio Sant’Agata di Zia Lisa, limitrofo al cimitero di Catania, con le analoghe caratteristiche sopra descritte, ove un incendio di proporzioni ancora più vaste lo ha distrutto.

Attualmente, nei pressi di Via Acquicella Porto esiste un altro campo nomade informale, ubicato all’interno di una grande struttura abbandonata, ove vi abitano in questo momento poche famiglie con bambini e anche questo  campo risulta  privo di energia elettrica e di acqua. Oltre a questo nucleo, nei pressi dell’ex Città Mercato Auchan sotto il cavalcavia della tangenziale esistono alcune baracche abitate da diverse etnie.

Da molti anni l’Ufficio per la Pastorale delle Migrazioni dell’Arcidiocesi di Catania, diretto dallo scrivente, comunemente conosciuto come Ufficio Migrantes, svolge la propria pastorale di evangelizzazione, solidarietà e assistenza, a servizio di singoli, famiglie e comunità coinvolte dal fenomeno della mobilità umana e in particolare agli immigrati stranieri, ai migranti interni italiani, ai rifugiati, ai profughi, agli apoliti e richiedenti asilo, agli emigranti italiani, alla gente dello spettacolo viaggiante, ai Rom, Sinti e camminanti.

In particolare, sui due campi sono stati attivati dei progetti finalizzati a favorire l’integrazione della popolazione Rom nel territorio diocesano nel settore scolastico, lavorativo e abitativo.

Pertanto, la Chiesa, oltre ai programmi socio-economici e politici, deve adoperarsi affinché Zingari e gadje (i non zingari) siano capaci di considerare l’un l’altro come figli di Dio, degni del reciproco rispetto, rimuovendo la barriera del pregiudizio, della discriminazione, dell’oppressione, del rifiuto e dell’emarginazione.

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