di M. Dolores Doria

“Beato chi trova in te la sua forza e decide nel suo cuore il santo viaggio”.

Con questi versetti del Salmo 83, il nostro Arcivescovo Luigi salutava i partecipanti ad un incontro sinodale a Catania, qualche mese fa. L’immagine del viaggio ha accompagnato da sempre il popolo ebraico: la partenza di Abramo verso una terra sconosciuta, l’esodo alla guida di Mosè, gli esili e i ritorni, sotto popoli diversi e ostili. Anche il Nuovo Testamento descrive Gesù in cammino con i suoi discepoli, uomini e donne, sulle strade e tra i villaggi, nelle case della sua gente. Fino all’ultimo viaggio: quello che lo condurrà a Gerusalemme, prima acclamato re e poi crocifisso per blasfemia, fuori dalle mura della città.

Ecco il carattere sinodale che la Chiesa si riconosce da sempre e che Papa Francesco ci invita a vivere in tutte le sue forme. Già nel 2015 egli affermava: «Il cammino della sinodalità è il cammino che Dio si aspetta dalla Chiesa del terzo millennio», con la convinzione che il Sinodo non sia un episodio circoscritto, riservato ad un’élite, un esperimento destinato a concludersi, ma l’inizio di un percorso che ci insegnerà a camminare insieme, la riscoperta di uno stile antico e insieme rinnovato.

Il Sinodo in Italia si è inserito nel tracciato del Sinodo universale “Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione, missione”. È iniziato nell’ottobre 2021 con la fase narrativa (2022-2023), invitando all’ascolto di chi abbia accettato di riflettere e rispondere alla domanda di fondo posta dal Documento Preparatorio: «Come si realizza oggi, a diversi livelli (da quello locale a quello universale) quel “camminare insieme” che permette alla Chiesa di annunciare il Vangelo, conformemente alla missione che le è stata affidata? Quali passi lo Spirito ci invita a compiere per crescere come Chiesa sinodale?». Con la collaborazione di équipes parrocchiali e diocesane, i gruppi sinodali hanno raccolto le risposte e prodotto sintesi, che a conclusione del primo anno sono confluite nel sussidio di riferimento per il secondo anno, intitolato “I cantieri di Betania” e redatto dal Gruppo di coordinamento Nazionale, insieme ai referenti diocesani, e dalla CEI. Il testo parte dall’icona evangelica di Gesù che arriva a Betania ed entra a casa di Marta e Maria (Lc 10,38-42) e delinea tre ambiti in cui proseguire nell’ascolto dei fratelli tra loro e, insieme, dello Spirito Santo: la strada e il villaggio, l’ospitalità e la casa, la diaconia e la formazione.

Ora ci si prepara a vivere il passaggio alla fase sapienziale del Cammino (2023-2024), «in cui le comunità, insieme ai loro pastori, si impegneranno in una lettura spirituale delle narrazioni emerse, cercando di discernere “ciò che lo Spirito dice alle Chiese” attraverso il senso di fede del Popolo di Dio» (Lettera della Presidenza CEI all’Episcopato italiano, 7.9.2021). Per preparare questa fase, il 24-25 febbraio scorsi il Comitato nazionale del Cammino sinodale si è riunito a Roma. Fanno parte del Comitato nazionale i Vescovi della Presidenza del Comitato del Cammino Sinodale e i membri laici, 2 referenti per ognuna delle 16 Regioni ecclesiastiche italiane, rappresentanti di organismi ecclesiali (CPI, CISM, USMI, CIIS, CNAL), delle 8 Facoltà teologiche italiane, della LUMSA, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e del Coordinamento delle Associazioni teologiche italiane, rappresentanti di realtà sociali e culturali del Paese.

In un clima di preghiera, meditazione della Scrittura e ascolto, il Comitato ha fatto un bilancio di quanto avvenuto e delineato le prospettive del Cammino Sinodale, sia a livello nazionale sia relativamente alla tappa continentale, conclusasi con l’incontro delle Conferenze episcopali europee a Praga (2-5 febbraio 2023), a cui ha partecipato la delegazione italiana. Cuore dell’incontro romano sono stati i momenti dei lavori di gruppo, in cui ci si è interrogati sull’esperienza sinodale finora vissuta e sulle intuizioni che stanno affiorando, ma anche sugli orizzonti che dischiude la fase sapienziale e su come possa essere vissuta. A conferma della bontà della metodologia, apprezzata negli incontri sinodali a tutti i livelli, il confronto è avvenuto tramite la conversazione spirituale, che si è rivelata insieme metodo e contenuto degli incontri, poiché vera occasione per l’ascolto dello Spirito Santo, capace di generare comunione e aprire all’annuncio evangelico.

Dalla condivisione conclusiva in assemblea plenaria sono emerse tantissime sollecitazioni: la centralità della Parola e dell’Eucaristia, la preghiera come dimensione vitale, la consapevolezza di essere Popolo di Dio, ricco del ministero apostolico e dei carismi germogliati nella storia, la corresponsabilità di tutti i battezzati, le Chiese locali come luogo privilegiato del discernimento comunitario, nella logica dell’incarnazione e di una esperienza di sororità, il riferimento al Magistero, in particolare al Concilio Vaticano II. Sarà il momento di distinguere insieme, fra tante voci raccolte, quella che il sensus fidei riconoscerà provenire dallo Spirito: senza paura di entrare nelle tensioni, senza fretta di completare un evento, che invece deve diventare stile, senza escludere nessuno.

Continua così il Cammino sinodale intrapreso con rinnovato entusiasmo e con una certezza condivisa: scopo del Sinodo non è produrre documenti, ma «far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro, e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani». (Francesco, Discorso all’inizio del Sinodo dedicato ai giovani (3.10.2018).

Siamo qui dinanzi a Te, o Spirito Santo…mostraci Tu il cammino che dobbiamo seguire

La Referente sinodale diocesana

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