Con una numerosa partecipazione di giornalisti e studenti, entra nel vivo nell’auditorium del Palazzo della Cultura  di Catania,  il 18° Festival della Comunicazione”, promosso dalle Paoline e dai Paolini, in collaborazione con l’Ufficio della Comunicazione dell’Arcidiocesi di Catania.

Monsignor Francesco Lomanto, arcivescovo di Siracusa e Delegato della Commissione regionale della Comunicazione e Cultura della Conferenza Episcopale Siciliana, ha aperto i lavori indirizzando l’attenzione dei giornalisti verso un cammino di etica professionale che impegna a “raccontare sempre la verità con lo stile sapiente della carità, per allargare la casa della speranza”.

La sussidiarietà declina la virtù della carità che la Chiesa ha predicato e realizzato attraverso le molteplici opere assistenziali che hanno caratterizzato le diverse tappe della storia dell’umanità.

L’attenzione al sociale e alla costante ricerca del bene comune impegna a valorizzare il terzo settore “pilastro del benessere e della coesione sociale” , come ha dichiarato il dott. Antonio La Ferrara, presidente dell’associazione Futurlab, che da quattro  anni  ha avviato un cammino di “scuola di formazione politica”  per offrire ai  giovani l’opportunità di aprire lo sguardo verso il terzo settore e scoprirne le valenze sociali e i benefici apportati all’intera comunità civile.

I principi e i valori connessi alla deontologia professionale e i temi  proposti dall’Agenda 2030, richiamati dal  segretario nazionale  UCSI Salvo Di Salvo, e dal consigliere nazionale Gaetano Rizzo impegnano ad un’attenta riflessione per veicolare una concreta azione politica a vantaggio del benessere di tutti i cittadini.

I lavori del convegno, coordinati dal presidente provinciale UCSI, Giuseppe Adernò, sono stati introdotti dal prof. Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, attiva dal 2002 con sede a Milano, il quale ha illustrato il “Rapporto sulla sussidiarietà 2022”, intesa come “partecipazione ad attività collettive sociali e civiche”

I dati Istat hanno preso in esame il BES – Benessere Equo e Sostenibile – superando la visione centrata sul PIL e assegnano alla ricerca una dimensione maggiormente attenta alla persona umana e ai suoi bisogni.

Nell’analisi dei 10 indicatori atti ad esprimere il benessere sociale a partire dalla salute, all’istruzione, al lavoro, fino alla qualità dei servizi, è stato evidenziato come la sussidiarietà “migliora la vita” e contribuisce a trovare lavoro, attenua il rischio di povertà e riduce anche la “mortalità evitabile”.

Sono 632,000 le istituzioni del terzo settore che operano in Italia prevalentemente al Centro Nord ed il numero è sempre in crescente aumento con una media di 61 enti ogni 10,000 abitanti.

In collegamento video, il prof. Mauro Magatti, docente di Sociologia all’Università Cattolica di Milano ha evidenziato l’importanza della corretta valutazione e gestione delle  culture prevalenti che investono la sostenibilità ambientale  e la digitalizzazione che  non dovrebbero mai prevalere sulla “cultura personalistica” che mette al centro la persona, in dialogo con le istituzioni  nell’ottica del futuro e delle innovazioni sociali, come ha  in seguito affermato il prof. Luigi Bobba. presidente della Fondazione “Terzjus ETS” , già Sottosegretario al Lavoro e presidente nazionale ACLI.

Il richiamo all’art. 118 della Costituzione  dove vengono richiamati i “principi di  sussidiarietà” , esplicitazioni dell’art. 2 che pone al centro la persona umana, i suoi diritti e doveri, impegna tutti ad affrontare la nuova sfida e agire da “sentinelle” del territorio e dei bisogni della gente, “vettori” di una fattiva inclusione sociale e “attori” dei processi di sviluppo che investe l’economia e l’imprenditorialità sociale.

Con saggezza di sintesi il presidente nazionale UCSI, Vincenzo Varagona, ha indirizzato l’attenzione dei giornalisti e dei numerosi studenti partecipanti sui principi dell’onesta comunicazione capace di “dare voce a chi voce non ha” e citando l’espressione di Papa Francesco “nessuno si salva da solo”, prendendo in esame le  molteplici emergenze sociali della società contemporanea,  ha presentato il nuovo scenario in cui si innesta la professionalità  deontologica dei giornalisti  e dei comunicatori.

Sono le parole che lasciano un segno e scrivono la storia e se pronunziate col cuore, dopo un ascolto attento ed empatico vengono proposte al pubblico invertendo l’ordine tradizionale e restituendo centralità al cittadino-persona.

Le informazioni corrette devono poi diventare idee e quindi contribuire a modificare il modo di pensare, di sentire e di agire nell’ottica del benessere sociale.

Nella “comunicazione cordiale”, segno del “parlare col cuore” si invera la partecipazione e la condivisione del giornalista nel fatto di storia, condividendo le gioie, le paure, le speranze e le sofferenze dei cittadini.

Al convegno, con il patrocinio del Comune di Catania e dell’Ordine Regionale dei Giornalisti, con il riconoscimento dei crediti formativi, e l’attivo coinvolgimento dell’Ufficio diocesano delle Comunicazioni sociali, è intervenuto anche il dott. Pieremilio Vasta, coordinatore della “Rete civica della salute “, esempio concreto di sussidiarietà nel territorio a favore delle persone bisognose di particolari attenzioni

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