di Gianni Virgadaula*

Era l’Anno giubilare 2000  quando  iniziarono le riprese del docu-film “Storia di Agata, donna cristiana”, patrocinato dalla Provincia Regionale di Catania. Avevo atteso quel momento per oltre 5 anni e il fatto che il progetto prese corpo proprio in occasione del 1750° anniversario della morte di Agata (martirizzata secondo le Passio nel 251 d.C.) mi sembrò un segno profetico. Oltretutto il film si avvalse della consulenza scientifica del prof. Gaetano Zito, che fu e rimane ancor oggi che non c’è più, il più esperto studioso agatino contemporaneo.

Con mons. Zito, allora anche direttore dello Studio Teologico “San Paolo”, ci confrontammo su una prima sceneggiatura, che però non gli piacque. Egli sosteneva che per rendere più aderente la vicenda martiriale di Agata alla verità storica, bisognava contestualizzare la figura della fanciulla  all’interno di una nutrita comunità cristiana già allora presente nell’antica Katanè. Scrissi una seconda sceneggiatura, e quella nuova versione impressionò favorevolmente Zito. Ebbe così iniziò la fase operativa del progetto con la scelta degli attori e dei tecnici, la realizzazione dei costumi (curati da Antonietta Coniglione) e poi la ricerca delle location, con molte scene che sarebbero state girate proprio nelle chiese e luoghi ove visse e poi morì tragicamente Agata. Il ruolo della giovane martire venne interpretato dalla diciottenne Alessia Piazza, che aveva appena conseguito la maturità scientifica, e che scelsi fra circa 200 agguerrite candidate. Alessia poi si sarebbe rivelata perfetta nel ruolo, in quanto la ragazza si dimostrò un’eccellente attrice, matura e determinata anche nel girare le crudeli scene del martirio. Certo, ricordo bene come qualcuno all’inizio rimase deluso nel vedere un’Agata non perfettamente aderente all’iconografia classica, dove la martire è stata spesso rappresentata bionda e con gli occhi azzurri. Io scelsi invece una mediterranea, con occhi scuri e capelli neri. Ma quando il docu-film venne proiettato in anteprima al Duomo di Catania il 29 gennaio del 2001, Alessia Piazza conquistò tutti i presenti, e in primis l’Arcivescovo S.E. Mons. Luigi Bommarito, che definì il film un’ opera artistica, culturale e religiosa di grande bellezza e singolare raffinatezza. “La Sicilia” dedicò un’intera pagina all’evento, ma tutta la stampa scrisse positive recensioni sull’opera cinematografica, la prima che fosse mai stata realizzata su sant’Agata.

Da allora è trascorso un quarto di secolo, ed è sorprendente  constatare come questo film, poi rieditato in DVD nel 2009 con il titolo definitivo “Agata di Cristo”, continui a riscuotere consensi ed applausi. Non per niente ancora oggi il docu-film è distribuito presso le Edizioni Paoline di Catania.

A cosa si deve questo successo? Certamente al fatto che il lungometraggio per la fedele ricostruzione storica rimane ad oggi insuperato, come disse lo stesso mons. Zito in un’intervista rilasciata sul finire del 2008. D’altronde, al di là  della gioia mia personale e professionale  per avere raccontato con mano felice la martire Agata, rimane un fatto inconfutabile: senza l’appassionato contributo di Zito il docu-film non avrebbe mai ottenuto tanti applausi, e probabilmente non ne sarebbe rimasta traccia. Mi piace però ricordare con gratitudine come alla riuscita del progetto lavorò pure con zelo, fervore ed impegno l’avvocato Isidoro Giannetto, infaticabile nel cercare sostegni, aiuti e collaborazioni per una migliore riuscita del progetto.

“Agata di Cristo” avrebbe poi trovato una ulteriore consacrazione il 4 marzo 2001, alla prima romana tenutasi a S. Maria d’ Odigitria, nell’antica “Arciconfraternita dei Siciliani in Roma”,  presente l’allora Primicerio S.E. mons. Michele Pennisi, futuro Arcivescovo di Monreale.

*regista

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