È stato di recente siglato l’Accordo per lo Sviluppo e la Coesione tra il Governo e la Regione Siciliana, in cui si individuano gli ambiti di intervento e i relativi importi da finanziare sul Fondo per lo Sviluppo e la Coesione (FSC) per la programmazione 2021-27. Il FSC è il principale strumento finanziario nazionale che garantisce i principi di complementarietà e addizionalità dei finanziamenti europei, fra i quali, nella presente programmazione,si debbono considerare anche i fondi del PNRR. L’FSC agisce, secondo un piano di riparto che privilegia le regioni del Sud,  cui è destinato l’80% delle risorse, anche sulla base di obiettivi individuati a livello nazionale, come ad esempio, 1.300 mln per il ponte sullo stretto.

La recente modifica della procedura per l’assegnazione delle risorse, motivata dalla necessità di un maggiore coordinamento delle diverse fonti di finanziamento, ha di fatto esautorato la Cabina di Regia, composta dai rappresentanti delle amministrazioni interessate, delle Regioni e Province autonome, attribuendo il compito di elaborare l’Accordo per lo Sviluppo e la Coesione al Ministro per gli affari europei, il Sud, le politiche di coesione e il PNRR, sentito il Ministro dell’Economia, insieme al presidente della Regione o della Provincia Autonoma interessata. È importante sottolineare la centralizzazione di questa procedura per meglio individuare la responsabilità delle scelte e la prospettiva da cui valutarle. Se, infatti, può sembrare irrisoria la cifra destinata all’istruzione (100 mln di euro per edilizia scolastica e asili nido, pari all’1,5% dello stanziamento di oltre 6.800 mln di euro assegnati dal Governo), a questa vanno aggiunti i fondi PNRR pari a oltre 833 mln di euro da destinare a 523 interventi sull’edilizia scolastica, nonché i fondi FESR (oltre 226 mln di euro) da destinare alla formazione (Documento ARS, febbraio 2024).Non sembra quindi che il problema principale nel settore dell’istruzione sia ora la scarsità di risorse.

I problemi sono altri: alcuni ben noti, altri connessi ai criteri di assegnazione dei fondi PNRR, basati sul conseguimento dei target.

La Regione ha difficoltà a usare i fondi di coesione europei e nazionali

È purtroppo risaputo che la Regione Sicilia ha difficoltà ad utilizzare i fondi di coesione europei e nazionali: si pensi che solo circa il 78% e il 67%, rispettivamente dell’assegnazione FESR e FSE nella programmazione 2014-2020, sono stati utilizzati (Bollettino MEF-IGRUE, febbraio 2024). Non sappiamo neanche se le risorse PNRR verranno effettivamente erogate, in quanto condizionate al conseguimento dei target. Le principali misure che riguardano le strutture scolastiche siciliane (i 14 progetti di costruzione di nuove scuole mediante la sostituzione di edifici, i 203 progetti per i piani di messa in sicurezza e riqualificazione dell’edilizia scolastica) sono in ritardo rispetto alla tabella di marcia. Probabilmente, le misure che potranno più facilmente conseguire l’obiettivo sono quelle finalizzate alla creazione di aule con dispositivi didattici connessi (la cosiddetta “Scuola 4.0”), e alla riduzione dei divari territoriali su competenze e dispersione scolastica, che consistono nell’erogazione di attività di tutorato per gli studenti e di corsi di formazione per i docenti.

Aule attrezzate tecnologicamente, ma con tetti pericolanti

Entro il 2026 avremo, quindi, più aule attrezzate tecnologicamente,ma verosimilmente con pareti ancora scrostate e tetti pericolanti.Gli studenti avranno avuto una ventina di ore di tutorato che certo non saranno risolutive per colmare il divario di competenze; le poche ore di mentoring non riusciranno ad accertare i motivi del loro disagio.I docenti avranno svolto, forse un po’ svogliatamente, le ore di formazione in remoto da parte di esperti di svariata provenienza e qualità.

Nel frattempo, alle istituzioni scolastiche si richiedono competenze progettuali e di gestione e allocazione di risorse, non scontate. I finanziamenti a cui si può avere accesso, attraverso procedure ogni volta diverse, costituiscono sicuramente un’opportunità, anche se l’affannosa rincorsa contro l’ennesima scadenza può distrarre da riflessioni più profonde, ad esempio, su come e fino a che punto sia possibile coniugare la didattica in presenza con quella in remoto e su come ridurre le distanze che, spesso, più che di competenze sono umane. La frenesia del conseguimento dell’obiettivo prefissato non permette di individuare realmente le prospettive future della formazione. Un esempio su tutti. I dati del Ministero del Lavoro sull’andamento del “Sistema duale”, cioè i corsi di formazione diretti ai giovani di 15- 29 anni che non hanno un diploma di scuola superiore di II grado, sembrano mostrare un andamento superiore a quanto previsto in termini di numero di certificazioni: anche nella nostra regione si procede ad un passo più sostenuto del previsto per il conseguimento dell’obiettivo nazionale di un incrementodi 135.000 certificazioni individuali entro il 2025.

Quali profili professionali proposti dagli Enti di formazione?

 Tuttavia, se si guarda con attenzione ai profili professionali proposti dagli enti di formazione coinvolti  dalla Regione Sicilia (All.1 DDG del 28/03/2024) si vede come prevalgano i soliti profili, molto tradizionali, nell’ambito della ristorazione e del benessere (servizi di acconciatura ed estetici) e non si tengano in considerazione nuove figure professionali legate alle sfide della transizione ecologica e digitale e all’invecchiamento della popolazione. Il sistema di formazione professionale terziaria,che con gli Istituti Tecnici Superiori (ITS), nati dalla collaborazione tra scuole, università e imprese, sembrava più pronto a raccogliere queste sfide, è in una fase di stallo: attualmente in Sicilia ve ne sono solo 9.

Il problema, quindi, non sta attualmente nella scarsità delle risorse quanto nella capacità di accesso a queste, e nella reale efficacia degli interventi che effettuati. E’ forse giunto il tempo per riflettere su che cosa resterà nelle scuole dopo il 2026. È da augurarsi che non siano solo LIM e dispositivi tecnologici a breve obsoleti.

Tiziana Cuccia *Università di Catania; GRInS

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