La Corte Costituzionale con la sentenza n. 68 stabilisce che un figlio, concepito all’estero da una donna per fecondazione artificiale e partorito in Italia, possa essere riconosciuto dalla sua compagna, che diviene madre legale a tutti gli effetti. Di conseguenza, il figlio ha due madri! Su questa sentenza, nelle scorse settimane, abbiamo ascoltato nei dibattiti televisivi i commenti più disparati e assurdi, anche da parte di illustri accademici. Ad esempio: non si nasce uomo o donna, ma si diventa tali.

Tutelare il bene comune della società

Con buona pace del dato biologico e naturale che, per costoro, ormai è superato e non conta più, come in America dove da tempo si elencano più di 40 generi sessuali. Siamo in piena dittatura del relativismo. Ma occorre osservare che “l’identità di genere non è soltanto un prodotto culturale e sociale derivante dall’interazione tra la comunità e l’individuo, prescindendo dall’identità sessuale personale e senza alcun riferimento al vero significato della sessualità”. Infatti, ognuno, uomo o donna, “deve riconoscere ed accettare la propria identità sessuale […], che è indisponibile”. Perché “l’armonia della coppia e della società dipende in parte dal modo in cui si vivono tra i sessi la complementarità, il bisogno vicendevole e il reciproco aiuto”(Compendio Dottrina sociale n 224). Emerge qui la responsabilità di ogni persona verso il bene comune della società, oltre ogni esasperato individualismo.

L’omogenitorialità non ha fondamento giuridico

Qual è la verità sull’uomo che si trasmette a un bambino a cui si dice che è figlio di due madri?  Scientificamente è una menzogna e razionalmente non si giustifica, è un non-senso. Manca, infatti, il fondamento giuridico per le unioni omosessuali e per la omogenitorialità. E un’antropologia rispondente alla piena verità dell’uomo ci presenta almeno due motivi. Innanzitutto, “l’oggettiva impossibilità di far fruttificare il connubio mediante la trasmissione della vita, secondo il progetto inscritto da Dio nella stessa struttura dell’essere umano”. E inoltre, la mancanza “di presupposti per quella complementarità interpersonale che il Creatore ha voluto, tanto sul piano fisico-biologico quanto su quello eminentemente psicologico, tra il maschio e la femmina”. Infatti “è soltanto nell’unione fra due persone sessualmente diverse che può attuarsi il perfezionamento del singolo, in una sintesi di unità e di mutuo completamento psico-fisico” (ivi, n. 228). Si tratta, perciò, di una visione antropologica integrale, dove interagiscono fattori biologici e psicologici per un’autentica reciprocità tra i sessi.

Quanto detto non vuol dire affatto discriminazione della persona omosessuale, anzi la Chiesa insegna che essa “deve essere pienamente rispettata nella sua dignitàe incoraggiata a seguire il piano di Dio con un impegno particolare nell’esercizio della castità”. Quindi, non sono legittimati “comportamenti non conformi alla legge morale”, e nemmeno si può parlare “di un diritto al matrimonio tra persone dello stesso sesso”, equiparato alla famiglia. Ciò significherebbe ammettere la possibilità di diversi tipi di matrimoni e di famiglie, come quelle “arcobaleno”. Ma in tal caso, il “concetto di matrimonio subirebbe un cambiamento radicale, con grave detrimento del bene comune”. E il Compendio, con fermezza, denuncia: “Mettendo l’unione omosessuale su un piano giuridico analogo a quello del matrimonio o della famiglia, lo Stato agisce arbitrariamente ed entra in contraddizione con i propri doveri”(ivi, n. 228). Leone XIV ha ribadito che “la famiglia è fondata sull’unione stabile tra uomo e donna”.

Salvaguardare l’ecologia umana

In ogni caso, occorre tenere presente che il bambino è persona e, quindi, è il diritto umano sussistente (vd Rosmini). Pertanto, non importa ormai se è venuto al mondo per un atto di amore, per uno stupro, o per fecondazione artificiale, e se è considerato figlio di due madri. E’ un soggetto i cui diritti naturali, lo Stato ha il dovere di riconoscere, tutelare e promuovere.

La comunità cristiana, alla luce del Magistero sociale, che Leone XIV sta promuovendo, ha il compito di formare al vero senso della famiglia, che non è solo un nucleo giuridico, sociale ed economico, ma soprattutto è “una comunità di amore e di solidarietà che è in modo unico adatta ad insegnare e a trasmettere valori culturali, etici, sociali, spirituali e religiosi, essenziali per lo sviluppo e il benessere dei propri membri e della società”(ivi, n. 229). Si tratta, quindi, di salvaguardare l’ecologia umana e non ripetere lo stesso errore fatto violando l’ambiente, per cui paghiamo un prezzo che è sotto gli occhi di tutti.

Un commento su “Due madri per un figlio? I limiti della sentenza 68 della Consulta

  1. Non occorrono lunghe disquisizioni scientifiche peraltro utili, per capire che il mondo si regge su un principio biologico preciso e cioè che la continuità di esso è possibile grazie all’ incontro fra maschi e femmine delle varie specie viventi incluso, ovviamente, l’ uomo. Qualunque “originale” alternativa è scientificamente impossibile ed eticamente discutibile. Che Piero Sapienza abbia ripreso questo argomento attualissimo è, non solo, utile, ma, direi, quasi doveroso. Certo, le sue affermazioni sono coraggiose, tenuto conto dell’ opinione diffusa oggi, ma, a mio parere, occorre chiarezza perché l’ argomento non è solo di rilevanza etico-religiosa, ma umana. Ciò non significa non riconoscere le problematiche di genere, ma riportarle nell’ alveo giusto.

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