Foto: Luca Artino

Il 21 giugno scorso, nella Basilica Pontificia di San Paolo Fuori le Mura a Roma, il cardinale Baldassarre Reina, vicario del Papa, ha ordinato tre sacerdoti della Fraternità di San Carlo Borromeo: tra di loro c’è Andrea La Piana, 32 anni, nato e cresciuto a Cuneo da genitori catanesi.

Il neo-sacerdote ha un forte legame con la città di Catania e in maniera particolare con sant’Agata e il beato cardinale Dusmet, sin da quando era bambino. 

Per questo, tra i suoi primi desideri, c’era quello di celebrare una delle sue prime messe nella Cattedrale di Catania, dove sono conservate le spoglie dei due.

Desiderio esaudito lo scorso giovedì 26 giugno, alla vigilia della festa del Sacro Cuore di Gesù e alla presenza di diversi fedeli e amici catanesi del movimento di Comunione e Liberazione: è infatti nella sequela del carisma di don Giussani che il percorso di fede di don Andrea è maturato.

«Sono molto legato al cardinale Dusmet – ci ha raccontato La Piana – perché quando avevo sei mesi di vita venni colpito da una meningite, finendo anche in coma. Durante la messa nel quinto anniversario di beatificazione del Cardinale, il 25 settembre 1993, don Giuseppe Baturi – oggi arcivescovo di Cagliari – ha chiesto il miracolo della mia guarigione. Quella sera mi sono risvegliato. Devo la mia vita all’intercessione del Beato, e se oggi sono sacerdote è anche grazie a lui. 

La devozione per sant’Agata – continua – nasce invece in famiglia: da quando avevo un anno mio padre, molto devoto, mi ha sempre portato alla festa. Anche sant’Agata, dunque, è sempre stata un punto di riferimento. Sono convinto che entrambi sapessero sin da subito il disegno che il buon Dio aveva preparato per me».

Dalla carriera militare alla missione in Colombia: la strada verso il sacerdozio

Nei piani di vita di don Andrea non c’era inizialmente quello di diventare sacerdote. Ha studiato e si è laureato in Giurisprudenza, e ha frequentato l’accademia militare a Modena per entrare nell’arma dei carabinieri. «Avevo dei progetti ben chiari per la mia vita: lavorare e mettere su famiglia. Ero contento al 99% di ciò che facevo, ma mi mancava sempre l’1% per esserlo fino in fondo. E questo uno per cento non potevo darmelo da solo, non potevano bastare i miei progetti: poteva darmelo solo il Signore. Quando mi ha chiamato a donargli tutta la vita, all’inizio fui un po’ reticente. Poi ho ceduto, proprio perché ho capito che ciò che volevo realmente era essere felice. L’anno che ho trascorso in missione in Colombia, durante il percorso del seminario – i preti della Fraternità di San Carlo hanno come loro punto cardine la missionarietà – è stato ciò che mi ha dato la certezza che Dio mi chiamasse su questa strada, e che mi ha fatto dire il mio sì definitivo al sacerdozio».

Durante l’omelia don Andrea, oltre a spiegare nuovamente il suo legame con Catania, ha ricordato l’importanza di una comunità nella sua vita e in quella di ogni battezzato per crescere nella fede. Una comunità che, anche se non lo conosce personalmente, ha fatto sempre sentire accolto e accompagnato nella preghiera don Andrea, come un figlio che periodicamente torna a riabbracciare le sue origini e i suoi punti di riferimento nella fede.

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