Tre bulli, potenti di caratura diversa, tengono con il fiato sospeso il mondo, facendo chi più e chi meno  il bello o il cattivo tempo, con dazi, guerre, minacce. Trump è variabile come una giornata in cui si alternano nubi, pioggia o sole. Come una sorta di Messia dice di volere la pace ovunque, ma poi fa bombardare l’Iran, scatena la guerra dei dazi, accusa l’Europa di aver sfruttato gli USA, decide con arroganza chi deve fare che cosa, pretende di annettere il Canada o la Groenlandia. Insomma ha sconvolto la pacifica convivenza, con il silenzio di tanti governi adulatori. Putin, con il suo complesso di  persecuzione,  vede nazisti da eliminare e i confini della Russia minacciati, e perciò invade l’Ucraina; parla di negoziati di pace, ma alle sue sole condizioni come, ad esempio, il divieto per l’Ucraina di entrare nella Nato; e intanto ogni giorno le sue forze armate causano morte e devastazione. Il terzo bullo, Netanyeahu, dopo il vile attacco di Hamas, ha colto l’occasione per puntare all’eliminazione non solo del gruppo terroristico, ma anche dei Palestinesi sia con i bombardamenti sia con la fame; e chi è in fila per l’acqua e il cibo rischia di essere ucciso (più di trenta  morti ogni giorno: adulti e bambini). E la soluzione finale prevede di deportare i palestinesi della Striscia in Paesi Asiatici o Africani. Ma poi, il premier israeliano, infischiandosene della Corte Penale Internazionale, che lo accusa di crimini di guerra e contro l’umanità, vola da Trump sventolando la lettera in cui lo propone per il Nobel della Pace. Per questi pre-potenti, la Carta delle Nazioni Unite, è carta straccia. Mentre, al contrario, per Papa Francesco essa ha un grande valore perché “è un punto di riferimento obbligatorio di giustizia e un veicolo di pace”. E’ necessario, pertanto, che coloro che hanno in mano i destini del mondo assumano una visione alternativa a quella della guerra e della prepotenza per “assicurare il dominio incontrastato del diritto e l’infaticabile ricorso al negoziato”(FT 257). Infatti, la guerra “si nutre del pervertimento delle relazioni, di ambizioni egemoniche, di abusi di potere, di paura dell’altro e della diversità vista come ostacolo” (FT 256). Se l’umanità vuole percorrere una strada di vero progresso, allora occorre che gli interessi particolari di un Paese non siano posti al di sopra del bene comune mondiale.

Per questo, in un quadro storico, segnato da frequenti conflitti tra Stati europei, Rosmini, nei primi decenni del 1800, proponeva l’istituzione di un “Supremo Tribunale Internazionale”, fondato sul diritto naturale e la giustizia, per la soluzione pacifica delle controversie tra gli Stati. Ciò dimostra che “nel corso della storia, nonostante i cambiamenti di prospettiva delle diverse epoche, si è avvertito costantemente il bisogno di una simile autorità per rispondere ai problemi di dimensione mondiale posti dalla ricerca del bene comune” (CDS 441). La dottrina sociale afferma che l’ordinata e pacifica convivenza dell’umanità esige una autorità pubblica universale, come l’ONU, da tutti riconosciuta, che goda di un potere effettivo per garantire a tutti la sicurezza, la giustizia, il rispetto della dignità umana, la libertà, lo sviluppo. Così si prepara il terreno culturale e istituzionale su cui costruire la pace (vd CDS 440).

Tuttavia, nonostante l’esperienza di circa 80 anni, oggi l’ONU sembra carente della necessaria autorevolezza per esercitare efficacemente le funzioni di controllo e di guida. Ma misconoscere, come spesso avviene, l’autorità della Comunità internazionale, trasforma il mondo in una giungla dove prevale il più forte, rendendo impossibile la pacifica e ordinata convivenza delle Nazioni. Si tenga presente che “la guerra è un fallimento della politica e dell’umanità, una resa vergognosa, una sconfitta di fronte alle forze del male” (FT 261). E come spesso ripete papa Leone: le guerre e i conflitti, con la loro barbarie, ci fanno perdere in umanità.Molto concretamente e realisticamente, papa Francesco esortava a prendere contatto con le ferite e a toccare la carne di chi subisce i danni: “Rivolgiamo lo sguardo a tanti civili massacrati come ‘danni collaterali’ […] Prestiamo attenzione ai profughi […] alle donne che hanno perso i figli, ai bambini mutilati o privati della loro infanzia. Consideriamo la verità di queste vittime della violenza, guardiamo la realtà coi loro occhi e ascoltiamo i loro racconti col cuore aperto. Così potremo riconoscere l’abisso del male nel cuore della guerra […]”.

Piero Sapienza

Un commento su “Tre bulli e la Carta delle Nazioni Unite

  1. Cosa aggiungere alla disamina rigorosa e drammatica di Piero Sapienza? Alla fine della Seconda Guerra Mondiale,in Europa, si gridava: ” Jamais la guerre”. Parole al vento! Dopo un certo numero di anni ritorna il virus bellico. Prendiamo atto della matta bestialità umana e accettiamo i limiti che non ci faranno mai uscire da uno stato palese di inferiorità, anche rispetto al mondo animale. Ciò che dà fastidio è l’ impotenza del singolo cittadino di fronte a ciò..

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