
Concludiamo la nostra carrellata sulla Dottrina sociale della Chiesa con alcuni contenuti fondamentali. L’orizzonte della DSC è quello dell’antropologia cristiana, con la sua visione della dignità dell’uomo e del suo essere in relazione con gli altri membri della società.
La persona umana
Pertanto, il cardine attorno a cui ruota l’insegnamento sociale è la persona umana, con il suo primato sulla società, data la sua eminente dignità, fondata sull’essere creata a immagine e somiglianza di Dio (vd. Gen. 1,26-27). Ma il dato della rivelazione biblica incrocia la filosofia, la quale afferma il valore inalienabile della persona umana. Così da Boezio a Tommaso d’Aquino, il quale dimostra che la persona è quanto di più perfetto esiste in tutta la natura e implica dignità. E poi, Rosmini: la persona è “il diritto umano sussistente”; e ancora fino a Maritain, Sturzo o La Pira. Per la DSC , perciò, lo Stato non può negare o concedere paternalisticamente i diritti perché il suo dovere è difendere e promuovere lo sviluppo dei diritti naturali di tutte le persone.
Il principio di sussidiarietà
Altro elemento portante della DSC è il principio di sussidiarietà (da subsidium afferre=prestare aiuto). Pio XI lo illustrò nella Quadragesimo anno (1931). Pur essendo stato enunciato in un contesto storico segnato dai totalitarismi del Novecento, il suo valore si estende nel tempo. Infatti, fu ripreso da Giovanni Paolo II: “una società di ordine superiore non deve interferire nella vita interna di una società di ordine inferiore, privandola delle sue competenze, ma deve piuttosto sostenerla in caso di necessità ed aiutarla a coordinare la sua azione con quelle delle altre componenti sociali, in vista del bene comune” (C.A. n 48 ). Questo principio è connesso con la dignità e l’autonomia della persona umana e con la concezione organica dello Stato. Misconoscerlo è tipico degli Stati totalitari, che assorbono ogni iniziativa privata (tutto dallo Stato e dentro lo Stato, niente al di fuori di esso), come è tipico dello Stato assistenziale, il quale intervenendo direttamente in ogni campo deresponsabilizza la società provocando “la perdita di energie umane e l’aumento esagerato di apparati pubblici burocratici” (ivi). Anche le ideologie liberal-borghesi negano questo principio e non ammettono nessun intervento dello Stato, che deve restare neutrale, secondo il detto: lasciar fare, lasciar passare. Di conseguenza nella vita socio-economica si affermano i più forti per una selezione naturale (riproducendo gli schemi darwiniani della selezione della specie): non importa lasciare per strada i più fragili. Attraverso questo meccanismo naturale si produce, nel complesso, il maggior bene del Paese. Benedetto XVI evidenzia che il principio di sussidiarietà salvaguarda “da ogni forma di assistenzialismo paternalista”, che umilia l’uomo, e “implica finalità emancipatrici”, promuovendo partecipazione responsabile. Inoltre, nel contesto della globalizzazione, esso è “adatto a governarla orientandola verso un vero sviluppo umano”(C. V. n 57). Infine, per evitare che la sussidiarietà scada “nel particolarismo sociale” o che la solidarietà si riduca ad “assistenzialismo che umilia il portatore del bisogno” (n 58) bisogna tenere connessi ambedue i principi.
Solidarietà e bene comune
Il principio di solidarietà è un altro punto nodale della DSC: “ogni persona, come membro della società, è indissolubilmente legata al destino della società stessa, e, in forza del vangelo, al destino di salvezza di tutti gli uomini”. Per Giovanni Paolo II la solidarietà “non è un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone, vicine o lontane. Al contrario, è la determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno, perché tutti siamo veramente responsabili di tutti” (SRS n 38) . E infatti, il bene comune, altro valore fondamentale della DSC., è il fine della vita socio-politica ed è definito: “l’insieme di quelle condizioni sociali che consentono e favoriscono negli esseri umani lo sviluppo integrale della loro persona” che, perciò, va considerata nella sua integralità: nella sfera dei bisogni materiali e in quella delle esigenze morali e religiose. Ed è appunto il conseguimento del bene comune ciò che costituisce la stessa ragion d’essere dei poteri pubblici (vd Orientamenti); esso, infatti, è inteso “come bene di tutti gli uomini e di tutto l’uomo”, ed è “il criterio basilare” su cui si imposta “una politica per la persona e per la società”(Ch. L. n 42).
Gli appelli di Leone XIV per la DSC, qui commentati, hanno avuto qualche eco: alcuni hanno chiesto di avviare in parrocchia percorsi di DSC. Vogliamo rispondere a queste richieste, aggiungendo che qualcosa stiamo programmando anche a livello diocesano, di cui daremo notizia dettagliata a Settembre.
Il principio di sussidiarietà e di solidarietà dovrebbe essere assunto non solo dalla comunità cattolica, che lo ha elaborato, ma dall’ umanità intera perché va oltre l’ identità religiosa e, in una visione ecumenica, dovrebbe essere il primo punto di accordo. Ma la società è pronta ad accogliere queste istanze? Piero Sapienza è giustamente convinto che una società che scarti i due principi, sopra menzionati, non è all’ altezza della situazione. Troppi interessi, purtroppo, condizionano queste scelte, sia a livello micro regionale, sia a livello macroregionale. Il rispetto della persona è, oggi, spesso ignorato. Ma se non si ridà dignità al singolo, l’ umanità è destinata alla autodistruzione.