C’è un’Italia che viaggia per raccontare la pace. È la Carovana della Pace delle ACLI, con il suo percorso intitolato “Peace at Work – l’Italia del lavoro costruisce la pace”, che sta attraversando la penisola in oltre settanta tappe per raccontare e promuovere un Paese che sceglie la cooperazione e la fraternità al posto dei conflitti e della competizione. Venerdì scorso l’iniziativa ha fatto tappa a Catania, ultima fermata siciliana, per poi proseguire verso Reggio Calabria e concludersi a Strasburgo il 15 dicembre.

L’incontro si è svolto nel salone dei Vescovi dell’Arcidiocesi, con i saluti iniziali di padre Alfio Carbonaro e la preziosa presenza dell’arcivescovo mons. Luigi Renna. «Siamo artigiani e architetti di pace – ha ricordato – anche se siamo semplici artigiani di una convivenza fraterna, dobbiamo pensare all’architettura della pace, che è quella delle situazioni mondiali che attendono una soluzione. Costruire la pace significa fare politica con responsabilità e visione. Dove c’è guerra c’è assenza di lavoro e di futuro, ma dove c’è pace possono crescere dignità e opportunità per tutti».

Al confronto hanno preso parte i rappresentanti del mondo associativo e cooperativo: Agata Aiello, presidente regionale ACLI Sicilia e membro della presidenza nazionale, Pierangelo Milesi, vicepresidente nazionale ACLI con delega alla Pace, Ignazio Maugeri, presidente ACLI Catania, e Luciano Ventura, segretario generale di Confcooperative Sicilia.

Ventura ha sottolineato come la pace sia la condizione essenziale per la crescita di una comunità: «Il conflitto è la sua negazione e porta con se tutti gli effetti nefasti che si scaricano drammaticamente sulla vita delle persone: morte, distruzione, miseria. La nostra generazione, almeno in Italia e in Europa,  non ha vissuto l’inferno dell’ultimo conflitto mondiale e conosce la guerra solo attraverso i media. Ma, se solo ci fermassimo a immaginare, che al posto della popolazione ucraina o palestinese o sudanese, potremmo esserci noi, capiremmo immediatamente il valore della pace e conseguentemente il valore della libertà. È vero che il cittadino – da solo – può incidere poco nelle scelte dei potenti della terra, ma ognuno di noi può fare tanto, a partire dall’esercizio sistematico del rispetto e della tolleranza verso gli altri e contemporaneamente dalla ferma condanna della prevaricazione in tutte le sue forme.».

Un concetto ripreso anche da Ignazio Maugeri: «L’arrivo della Carovana a Catania è un segno forte: la pace si costruisce nei luoghi del lavoro e delle comunità. Come ACLI vogliamo ribadire che dignità, giustizia sociale e partecipazione sono le basi di un futuro condiviso. Questa tappa è un invito a non restare spettatori, ma costruttori di pace».

Il vicepresidente nazionale Pierangelo Milesi ha infine ricordato la dimensione nazionale ed europea del progetto: «Oggi siamo a Catania, dove insieme a Confcooperative abbiamo ascoltato l’esperienza del mondo della cooperazione. Abbiamo voluto lanciare un messaggio: di fronte ai conflitti c’è un’Italia che sceglie la cooperazione e non la competizione, la logica del lavoro e della fraternità e non quella del più forte. Peace at work è anche questo: raccontare l’Italia del lavoro che costruisce la pace. Sarà un onore portare a Strasburgo la voce della Sicilia e dire che devono cessare immediatamente le guerre e la logica del riarmo».

La tappa catanese si è così confermata un momento di riflessione e impegno: in un tempo attraversato da guerre e tensioni globali, la Carovana ha voluto ribadire che la pace non è un concetto astratto, ma un cammino concreto che passa dal lavoro, dalla cooperazione e dalla dignità delle persone.

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