di Carmelo Signorello

Nell’arco almeno degli ultimi trent’anni, vicende incredibilmente complesse hanno caratterizzato la storia della chiesa Santa Maria dell’Idria e dei locali annessi, antico luogo di culto fondato prima del 1285 nel sito dell’attuale omonima via a Catania, distrutto dal terremoto del 1693, ricostruito nel 1703 dal vescovo Andrea Riggio e infine seriamente danneggiato dai bombardamenti durante la seconda Guerra mondiale. La lunga sequenza di tristi eventi ora si è conclusa felicemente lo scorso 22 maggio con la consegna definitiva alla Diocesi dell’intero complesso, da parte del Dipartimento regionale della Protezione Civile che ne ha curato il recupero restituendolo così finalmente al quartiere.

Lo stato deplorevole di abbandono che da molto tempo caratterizzava i locali della chiesa dell’Idria, più volte è stato segnalato all’opinione pubblica da vari articoli apparsi sui quotidiani locali, che non hanno mancato di stigmatizzare il comportamento della Diocesi, la quale sembrava apparentemente disinteressarsi del problema. In realtà la Diocesi ha solo dovuto attendere pazientemente che il progetto di recupero e conservazione del complesso dell’Idria, potesse finalmente partire, cosa che in effetti ha richiesto molto tempo per una serie di difficoltà che nel tempo si sono moltiplicate a dismisura.

Ritardi e intoppi che di certo non sono imputabili né alla proprietà né all’ente finanziatore del progetto. Così dobbiamo il completamento dei lavori che erano stati consegnati il 3 luglio 2017, ai fondi della legge 433/91 – obiettivo C, la cui gestione, l’indomani del terremoto cosiddetto di «santa Lucia» (13 dicembre 1990), venne affidata prima al Genio Civile e poi al Dipartimento Regionale della Protezione Civile. L’impegno di quest’ultimo in particolare, dei suoi dirigenti regionali e locali, come pure dei tecnici che via via si sono succeduti, è stato determinante in tutti questi anni, per la ricostruzione non solo della chiesa dell’Idria ma anche delle molte altre nella nostra Diocesi (e non soltanto) danneggiate da quel sisma.

Per quanto possibile una minima ma significativa parte superstite dell’arredo della chiesa settecentesca, intanto diligentemente custodito, è stato recuperato e ricollocato nel sito, per mantenerne la memoria storica nel luogo proprio della sua destinazione originaria. Al tempo stesso è anche visitabile l’antico e ampio luogo di sepoltura, ora visibile dall’interno dell’aula liturgica della vecchia chiesa parrocchiale attraverso una grande botola trasparente e ben illuminata.

L’intero complesso ora verrà destinato a iniziative di aggregazione giovanile, per eventi e manifestazioni culturali varie, che sicuramente contribuiranno a promuovere culturalmente e a vivacizzare la vita del quartiere. Si pensa di raggiungere questo obiettivo anche con la creazione di un’aula di studio multimediale in collaborazione con l’Università degli Studi di Catania.

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