di Paola Castorina e Maria Garau

In ricordo di Don Giuseppe Bellia sabato 12 settembre 2020, a 6 mesi dalla sua scomparsa, alle ore 21:00 si terrà una veglia di preghiera presso la Parrocchia Santa Maria della Mercede. Domenica 13, presso il Santuario Madonna della Sciara in Mompilieri, alle 16:30 un incontro sul tema “La centralità della domenica nella esperienza di don Giuseppe” cui seguirà alle 18:30 la celebrazione eucaristica.

Segue un ricordo della sua figura

Era il nipote del parroco, Monsignor Bellia, e loro i ragazzi della Mercede. Aveva studiato a Roma … e tutti se ne erano subito accorti, la sua cultura era vasta e il suo parlare accattivante. Ma non bastava per interessare ragazzi di parrocchia. Bisognava essere anche appassionati, onesti, curiosi, leali, si doveva avere in mano qualcosa di serio con cui barattare la loro attenzione.

Don Giuseppe era arrivato col volto duro di chi volge il suo sguardo a Gerusalemme: era la testimonianza di don Pino Puglisi a farlo tornare nella sua terra d’origine? Forse c’erano dei conti in sospeso con Giorgio La Pira? Sicuramente ci fu una parola di mezzo, antica, che si fece voce in don Giuseppe Dossetti, suo “maestro”.

Era l’ottobre del 93 e i ragazzi erano assetati di parole; il giovedi avevano organizzato uno spazio in cui confrontarsi su libri e argomenti di attualità. Don Giuseppe spinto dallo zio, cominciò a parlare dei Salmi. I ragazzi capivano poco, ma don Giuseppe dava vita a quello che raccontava, dai passi sconosciuti della Bibbia al Vaticano II, allungando lo sguardo fino ai tempi presenti.

Bisognava dargli più spazio, il Giovedì non bastava, e poi anche per leggere i Salmi bisognava avere in mano tutte le Scritture. Chi le conosceva? Il parroco gli chiese di leggere l’Apocalisse, incontri aperti a tutti, e i ragazzi rimasero, non importava più fare gruppo, bisognava solo soddisfare quella sete che continuava a crescere.

Fino ad allora don Giuseppe aveva interagito con adulti, adesso aveva a che fare con ragazzi. Non era la stessa cosa. Fu chiamato per spezzare la Parola a “Il clan dei ragazzi” dove la Domenica pomeriggio cominciò coraggiosamente la lettura del libro dei Proverbi.

Il legame delle Scritture con la Domenica era evidente: si aggiunse presto la veglia del sabato sera alla chiesina della Concordia, piccola e ben nota per la scomodità delle sue panche. Qualcuno cominciò a comprare le prime Bibbie “da studio”.

Nasceva così il Verbum Domini, – era il Gennaio 1995 – il Centro Biblico Diocesano finalizzato allo studio comunitario delle Scritture, con due appuntamenti al mese la Domenica pomeriggio, nel giorno del Signore, Settimane bibliche diocesane e regionali, incontri biblici ovunque venisse richiesto.

Era un vero e proprio apostolato biblico che partì all’inizio con riunioni in Seminario e si estese fino ai paesini più sperduti della Sicilia orientale. Il vescovo Bommarito lo aveva chiamato a Catania proprio per questo.

Nel frattempo don Giuseppe manteneva impegni editoriali con case editrici nazionali e internazionali cui si aggiunsero quelle siciliane, e le docenze all’ISSR “San Luca”. Alcuni suoi studenti cominciarono a frequentare il Verbum Domini. Il primo inserto per tutti i partecipanti conteneva la Dei Verbum e uno schema di lettura della Bibbia in tre anni.  Era una scommessa, quella del Concilio: la Parola data a tutti, insieme agli strumenti di lavoro e alle “istruzioni per l’uso” … Finalmente chiunque poteva accedere al testo biblico. Pochissimi però “sapevano leggerlo”.

Con il tesoro andavano consegnate anche le chiavi, soprattutto agli ultimi, a chi era meno attrezzato per accostarsi alle Scritture. Ma come poteva imparare il greco e l’ebraico chi faticava ancora dietro all’italiano? Si scopriva che quelle non erano solo lingue antiche, ma erano luoghi dell’incarnazione, in cui don Giuseppe rinnovava la sua fede giorno per giorno.

Lui, che aveva facoltà di grande affabulatore, di fronte alla Scrittura studiata e pregata diventava piccolo, sottomettendosi alla Parola da diacono, ricercandone sempre il senso nuovo e antico, come uno scriba. Alla fede si aggiungeva l’intelligenza di fede.

Gli incontri sull’Antico Testamento erano arricchiti dalle cosiddette scienze umane che avevano riportato la casa d’Israele in luoghi e tempi concreti, reali, e anche il Nuovo Testamento si legava con la fede di un popolo incarnato nella storia che attendeva la Sua venuta. Iniziarono i viaggi in Terrasanta: le competenze archeologiche di don Giuseppe, insieme a una esperienza personale non comune in quei luoghi densi di fede, gli consentivano di condurre pellegrinaggi che cambiarono la vita di molti.

Con l’entusiasmo di un bambino camminava svelto per le vie di Gerusalemme… e indicava a tutti la tomba vuota.  Pian piano, si venne a sapere che lo Spirito Santo non era appannaggio solo di alcuni, ma in forza del battesimo avevamo una Guida nella comprensione delle Scritture, in comunione con la Chiesa, e nella preghiera liturgica. Ci si ritrovò fratelli man mano che le Scritture crescevano con chi le scopriva e il numero dei partecipanti non diminuiva. Con l’aiuto provvidenziale di fra Rosario Pistone (domenicano, biblista e docente di Sacra Scrittura), don Giuseppe avrebbe seminato la Parola di Dio in molti luoghi fino ad approdare nel 96 a Palermo presso la Facoltà teologica “San Giovanni Evangelista”. Anche lì il suo lavoro fu un tutt’uno con la sua vita, donata per sempre ai fratelli, in Cristo Gesù.  Ecco di Chi parlava don Giuseppe quando iniziò a leggere i Salmi nel salone parrocchiale della Mercede. Quei ragazzi, oggi adulti e genitori, rendono grazie al piccolo prete per aver loro indicato il Signore.

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