di Don Salvo Caruso

Domenica scorsa al Seminario Arcivescovile circa 250 ragazzi si sono trovati ai nastri di partenza per dare vita alla ‘Festa dei ministranti’, dopo un’interruzione di 2 anni a causa della pandemia. Anche se le incerte condizioni atmosferiche hanno inizialmente destato un pò di preoccupazione, ad illuminare il cielo terso ci ha pensato la gioia impressa sui volti dei ragazzi, i sorrisi dei quali hanno sostituito i raggi solari riscaldando l’atmosfera. Infatti la voglia di incontrarsi e di tornare alla ‘normalità’ è stata più forte di ogni avversità.

I giovani ministranti erano accompagnati dai loro responsabili, da alcuni genitori e da qualche sacerdote. La giornata, centrata sul tema “Questo vi comando amatevi gli uni gli altri” (Gv 15, 9-17), è stata suddivisa in: accoglienza, giochi, catechesi e giochi.

Inizialmente è stata proposta una catechesi comunitaria, successivamente si sono formati gruppi per fasce di età: 6-9, 10-12, 13-14, e dai 15 in su. Non sono mancati i tanti giochi organizzati e i mini tornei di calcio, tanto richiesti dai ministranti. Dopo pranzo è arrivato l’Arcivescovo che si è intrattenuto a dialogare con ragazzi, rispondendo alle loro domande, fino all’inizio della Celebrazione Eucaristica, intorno alle ore 15.00.

Nell’omelia Mons. Renna, utilizzando l’espressione ‘influencer’ in voga nello spazio digitale, esorta i ragazzi a lasciarsi ‘influenzare’ da Gesù. E, raccontando la sua vocazione, ha ditto che anche lui è stato ministrante e all’età di 10 anni ha sentito la chiamata al sacerdozio. Ha chiesto ai ministranti con quale termine nella forma dialettale si indica il prete, ed i ragazzi hanno risposto di getto ‘parrinu’.

Continuando l’Arcivescovo espone la storiella di tre alberi, piantati insieme su una collina, che nutrono tre diverse speranze. Uno sogna di diventare uno scrigno che contenga le ricchezze di un re, un altro di diventare l’inaffondabile nave di un potente sovrano, l’altro di continuare a crescere sulla collina e diventare tanto alto da avvicinarsi sempre più al cielo.

Ad un certo punto dei taglialegna abbattono gli alberi, utilizzando il loro legno, almeno inizialmente, per scopi molto diversi dalle loro rispettive speranze. Vengono, infatti, trasformati uno in una mangiatoia, l’altro in una barca da pesca, ed il terzo in una croce. Gli alberi, pensando che i loro sogni non si potranno più realizzare, dovranno, invece, ricredersi perché ognuno di loro diverrà parte della più grande storia mai raccontata, quella di Gesù.

L’albero che sognava di contenere grandi ricchezze diventa la mangiatoia in cui viene deposto Gesù appena nato, il più grande fra i tesori del mondo. Quello che voleva diventare una nave reale, in realtà, ha fornito il legno per la costruzione della barca da cui Gesù sedò il mare e la tempesta. Il terzo albero che voleva essere sempre più vicino al cielo è stato trasformato nella croce sulla quale fu innalzato Gesù crocifisso, attirando nel Regno dei Cieli quanti avessero a lui rivolto il loro sguardo.

Ed ancora, Mons. Renna invita i ragazzi a seguire le proprie vocazioni chi ad essere ‘parrinu’, chi ad essere bravo papà o brava mamma, chi ad essere una brava suora.

Durante la Santa Messa si è pregato anche per la pace nel mondo ed in particolare per l’Ucraina, ed, inoltre, per l’incremento del numero dei ministranti. A conclusione della Santa Messa l’Arcivescovo consegna un rosario ed una immaginetta chiedendo di pregare ogni giorno le 10 ave Maria e, soprattutto, di pregare per le vocazioni.

Un grazie per la riuscita dell’evento va a tutta l’equipe, all’Oratorio San Filippo Neri di Catania e all’Oratorio don Pino Puglisi di Biancavilla per il loro preziosismo contributo, al Seminario e ai seminaristi, ai responsabili delle varie comunità parrocchiali e ai loro rispettivi parroci ed, infine, ai genitori che si sono dimostrati un valido sostegno.

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