Cari fratelli e sorelle dell’ODA,

non so se lo sapete, ma siete quotidianamente nei miei pensieri per una situazione che non dà serenità a nessuno, e per le ben note vicende di una realtà così bella che, nata per rispondere alle necessità di tante persone diversamente abili, per una amministrazione poco oculata nella quale ci sono responsabilità di tanti, oggi si trova in una grave situazione debitoria. Il coraggio che ha avuto di S.E. mons. Gristina di non vendere questa opera che era ed è appetibile a molti, è stata notevole e l’operazione del risanamento, con l’intervento della CEI, è in via di soluzione; ma l’uscita dal tunnel non è dietro l’angolo e va fatta con operazioni finanziarie che assicurino il lavoro a voi e l’assistenza agli ospiti.

Ripeto: lavoro per voi e assistenza ai nostri ospiti, che so che considerate una grande famiglia. Non agiamo per ricavarne un profitto che altre aziende ragionevolmente hanno: la Diocesi dall’ODA non guadagna altro che la soddisfazione di rendere un servizio alle famiglie e lavoro a voi. Sappiate che a volte arrivano proposte per “svendere” l’Opera, ed io, con l’avvocato Landi, non cediamo; di questo non informiamo nessuno, per non creare allarmismi.

Esprimo la mia fiducia al Commissario avv. Landi, con il quale si sta lavorando per superare la situazione di indebitamento con un piano che non porti più al ritardo dei pagamenti, ma che molto difficilmente potrà portare alla riapertura di tanti luoghi di assistenza, inaugurati con le migliori intenzioni, gestiti con contributi che era prevedibile non fossero eterni, “facendo il passo più lungo della gamba”, ed ora tristemente abbandonati. E’ la storia di una economia che ha cercato di dare riposta alle esigenze di una regione in cui il lavoro è scarso e la cui analisi dei fatti potrebbe essere impietosa.

Ma ora occorre:

  1. salvare l’ODA, e lo si sta facendo con un piano di rientro del debito che sarà migliorato;
  2. salvare il vostro lavoro, e l’unico modo per farlo è pagare lo stipendio con un programma sul quale il Commissario vi ha scritto meglio di me; egli ha dovuto scegliere se pagare la rata annuale, senza la quale saremmo stati costretti a prolungare la precarietà dell’ente o a portarlo all’agonia, o rimandare di qualche settimana il ritardo già in atto.

Il mio modo per starvi vicino è lavorare per tornare alla normalità, precisando che la normalità non è quella nella quale si è assunto personale in sovrannumero, si sono pagati gli stipendi ma si sono fatti milioni di debiti, non si è stati lungimiranti nell’uso dei beni e nel rendere fruttuosi i capitali per i tempi di difficoltà. La normalità è oculatezza amministrativa, pianificazione economica, libertà da pressioni di ogni genere per le assunzioni di personale.

Vi riceverò, ma non nel contesto di un sit–in che avete organizzato davanti all’Arcivescovado, perché l’incontro potrebbe avere il sapore della vittoria di qualche sindacato che sta facendo il suo lavoro, ma non vi rappresenta tutti e che non ho mai avuto il piacere di incontrare per discutere su questi temi. Oggi sarò a Paternò per i festeggiamenti per Santa Barbara, ma vi riceverò in seguito, in delegazioni di ciascuna sede dell’ODA, lontano dalla presenza dei segretari dei Sindacati, a cui le risposte di carattere amministrativo e contrattuale può darle in modo preciso solo il Commissario. Attendo la vostra richiesta con l’elenco dei partecipanti, per ricevervi in un clima che salvaguardi lo stile familiare che in una azienda di ispirazione cristiana ci deve essere.

 Abbiate fiducia: la vostra Chiesa di Catania non vi ha mai abbandonato e mai vi abbandonerà. Ma ricordatevi: la normalità dell’ODA non è detto che sia stata il passato.

Vi benedico,

+ Luigi Renna, vostro Vescovo

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