Montaggio, foto e video di Marica La Mela

di Laura Agata Cariotti

Dopo 14 mesi dal lancio del progetto “Genius Loci: artigianato e bellezza per vincere la povertà educativa”, i ragazzi partecipanti dei quartieri Cappuccini, Tondicello della Playa e dell’Istituto Madonna della Provvidenza di Catania raccontano quanto sia stata per loro importante quest’esperienza.

Lo fanno durante un convegno pubblico svoltosi il 29 novembre scorso al Museo diocesano di Catania, alla presenza del viceprefetto Antonio Gullì, dell’assessore comunale Giuseppe Gelsomino, della project manager del progetto, Giorgia Turchetto, della Jr Consult, Giulia Imbrogiano, del prof. Pietro Garbagnati della scuola professionale “Cometa” di Como e di un numeroso pubblico di giovani e di educatori.

“È stato uno spazio di condivisione e di bellezza, un’occasione per stare e lavorare insieme dopo il covid”, afferma Becher, uno dei ragazzi del quartiere Cappuccini, oggi studente al quinto anno di un istituto superiore. “Le nostre richieste – continua Becher – sono state accolte sempre e la nostra creatività ha avuto modo di concretizzarsi”.

Il progetto “Di Bellezza Si Vive”, realizzato da On srl Impresa Sociale di Milano con l’Associazione Cappuccini di Catania e l’Istituto Madonna della Provvidenza nasce con l’obiettivo di contrastare la povertà educativa attraverso un percorso di ricerca-azione e un metodo educativo volto a mostrare come la bellezza sia capace di tirar fuori il potenziale dei ragazzi.

Una prima fase del progetto ha consentito ai minori di visitare luoghi simbolo della città: la Cava Daniele, il Castello Ursino e il Monastero dei Benedettini, in modo da riappropriarsi dello spazio pubblico e conoscere la bellezza di ciò che li circonda. In seguito, si è dato vita a un workshop di falegnameria attraverso il quale i ragazzi hanno potuto costruire non solo oggetti concreti da poter ridare alla comunità, ma anche scoprire la bellezza di realizzarli insieme. “Stare insieme in momenti come questi è ciò che manca” racconta Vittorio oggi impiegato in un bar. E Becher aggiunge: “Nella mia scuola veniamo tutti da luoghi diversi ed è difficile anche solo vedersi. Uscire soltanto la sera è fine a sé stesso, è bello invece poter fare qualcosa di concreto insieme, come abbiamo sperimentato nel progetto”. Grazie all’ausilio dell’architetto Marco Terranova, è stato raggiunto l’obiettivo di questo cantiere collettivo, uno spazio in cui è importante fare con testa, mani e cuore. E, per dirla con Vittorio, è stata l’occasione di “lasciare un segno” positivo nella città.

La povertà educativa è un problema reale della quotidianità di molti quartieri, ma progetti generati dal coinvolgimento sia del terzo settore che di professionisti e del mondo dell’impresa è ciò che concretizza la voglia di combattere questo fenomeno.

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