«L’enciclica di Papa Francesco ci ricorda che la giustizia sociale e la tutela del creato sono inseparabili. Per noi agricoltura sociale significa proprio questo: fare bene all’ambiente e alle persone, ridurre le disuguaglianze, costruire comunità». Così Salvatore Cacciola, vicepresidente della cooperativa Energetica e presidente della Rete Fattorie Sociali Sicilia, presenta la Fattoria Sociale “Orti del Mediterraneo”. La fattoria sorge su un bene confiscato alla mafia a Misterbianco, trasformato in un parco inclusivo e in laboratorio di agricoltura sociale. «Siamo partiti da meno di zero, ma con l’idea chiara che doveva diventare un parco aperto alla comunità e un luogo di inclusione socio-lavorativa- racconta Salvatore-, qui giovani adulti nello spettro autistico coltivano la loro quotidianità tra orti, laboratori e percorsi di autonomia». Dal 2016, tre lotti ospitano orti tematici, un mandorleto, un uliveto e soprattutto spazi per la formazione e il lavoro. In un vecchio casolare di 57 mq è nato un laboratorio per la trasformazione dei semi oleosi – canapa, sesamo, girasole e mandorle – che ha già dato lavoro a quattro ragazzi.

Una comunità che costruisce insieme

Il progetto è stato reso possibile grazie al sostegno di Fondazione con il Sud, dell’Università di Catania, del CNR, delle scuole del territorio e di numerose realtà associative. «Un bene confiscato va restituito alla comunità – sottolinea Salvatore – e noi abbiamo voluto che diventasse uno spazio vivo, frequentato da scuole, scout, gruppi di Libera. Bambini e ragazzi autistici imparano insieme, senza barriere né stigma». La fattoria oggi ospita 18 giovani tra i 19 e i 45 anni. «Gli invisibili» così Claudia Cardillo, educatrice professionale e presidente della cooperativa Energetica, definisce i giovani della fattoria. Dopo la scuola spariscono dai radar dei servizi sociali e sanitari. Qui invece sperimentano tirocini, borse lavoro, contratti agricoli e soprattutto la soddisfazione di portare a casa i frutti del loro lavoro. «Per loro – spiega – ricevere un compenso, anche piccolo, è una gratificazione immensa. Significa sentirsi utili, valorizzati, parte attiva. Con il nuovo laboratorio per la trasformazione di cereali e legumi, speriamo di aprire altre opportunità occupazionali».

Un luogo di continuità

Oggi la Fattoria Sociale non è solo un laboratorio di lavoro, ma un luogo dove si sperimenta benessere. «Per anni abbiamo lavorato con progetti a termine. Finanziamento dopo finanziamento, quando finivano le risorse, i ragazzi tornavano a casa e tutto quello che avevamo costruito si interrompeva – racconta Claudia – Con la Fattoria, invece, abbiamo creato uno spazio stabile, dove possono crescere, sviluppare abilità e sentirsi parte di una comunità – le famiglie, che spesso hanno paura del futuro, trovano sollievo sapendo che qui c’è uno spazio che continuerà ad accoglierli». La Fattoria Sociale “Orti del Mediterraneo” non è solo il riscatto di un bene confiscato, ma un seme piantato nel cuore della comunità. Qui, la terra torna a dare frutti e le persone tornano a sentirsi preziose. È il segno che, quando si intrecciano cura del creato e giustizia sociale, anche i luoghi più feriti possono rinascere in speranza.

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