di don Giuseppe Longo

L’Arcivescovo nell’iter conoscitivo delle diverse realtà della Diocesi di Catania, dopo essere stato in visita agli istituti penitenziari, alle strutture ospedaliere, ha posto l’attenzione sul mondo della scuola. Ad accogliere Mons. Renna all’Istituto Statale “Giuseppina Turrisi Colonna”, Liceo Scienze Umane, Linguistico, Economico sociale, Musicale e Coreutico, il Preside Rapisarda Emanuele; la Vice preside Cambria Concetta; la Collaboratrice del Preside Moschetto Clelia; l’Addetta alla sicurezza Arena Gilda; i Prof.ri di Religione Arezzo di Trifiletti Maria Elvira, Puglisi Angelo, Fichera Rosa; di Filosofia Tufigno Maria.

Nel discorso introduttivo il Preside ringrazia l’Arcivescovo per l’attenzione posta ai problemi della scuola, toccando con mano quello che può essere il disagio giovanile, e prosegue, poi, con la presentazione dell’istituto nelle varie articolazioni e specializzazioni.

“Questo invito è stato uno dei primi proposti fra gli istituti scolastici della Diocesi”, parole queste che il Pastore della Chiesa di Catania rivolge in risposta alla calorosa accoglienza ricevuta e ricorda che anche lui ha insegnato, soprattutto nei primi anni di sacerdozio, in un liceo classico e, successivamente, nelle scuole di formazione teologica, perciò la formazione e l’istruzione fanno parte integrante del suo ministero, prima come sacerdote, oggi come Vescovo.

Mons. Renna rivolgendosi agli studenti li esorta a non nascondere nel cassetto i propri sogni, ma a far di tutto per realizzarli senza preoccuparsi se, a volte, possano essere audaci. “Bisogna andare avanti anche nei periodi difficili, come quelli attraversati a causa della pandemia, senza farsi bloccare, lasciandosi tutto alle spalle. Perché non si deve dimenticare che una delle migliori generazioni è stata quella emersa dopo la seconda guerra mondiale, la quale è riuscita a costruire un’Italia forte con dei valori che sono ancora oggi la linfa della nostra costituzione”.

A questa introduzione segue un dibattito con i ragazzi che, con delle domande, hanno posto l’attenzione su alcuni temi caldi dell’attualità, per semplificare: Il senso della guerra in Ucraina, il problema del male e dell’indifferenza spirituale, le ferite di una cultura globalizzata.

Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, Mons. Renna invita i ragazzi a formarsi una giusta idea del difficile momento storico attuale senza lasciarsi influenzare dalle verità parziali fornite ora dall’uno, ora dall’altro opinionista.

“Questa guerra origina in tempi lontani, da equilibri che ad un certo punto si sono smarriti dalla seconda guerra mondiale in poi. Si era creata una certa stabilità dovuta alla Nato e ad un blocco formatosi nell’Europa dell’Est. Nella conferenza di Helsinki del 1975, sottoscritta per l’Italia da Aldo Moro, Breznev disse: sia chiaro che noi abbiamo i nostri spazi come Unione Sovietica. Aldo Moro era convinto che quei germi avrebbero portato frutti. Infatti con Gorbaciov ci fu la glasnost, situazione che permise un riavvicinamento tra i due blocchi.

Il Papa ha usato un’espressione molto precisa, in un’intervista al Corriere della Sera, nei confronti della NATO: ha fatto un po’ di chiasso, non ha mantenuto quell’equilibrio alle porte della Russia, che forse non bisognava alterare; pur riconoscendo ad ogni paese libero di unirsi a chiunque si voglia.

Gli equilibri geopolitici sono molto precari, pertanto bisogna stare attenti a disattenderli. Da qui la rivalsa della Russia con l’Ucraina, situazione che sta portando ad un’escalation della violenza e nella quale la Russia stessa è in difficoltà. Tale situazione sta ridisegnando un mondo con possibili diversi equilibri.

La geopolitica – continua l’Arcivescovo – è forse più importante della geografia, infatti è in grado di cambiare i confini degli stati. Le divisioni politiche degli stati molte volte non tengono conto delle etnie e della storia.

Tutto ciò ha forte implicazioni sull’economia che dipende dalla globalizzazione. C’è il problema del gas, ma c’è anche per i paesi più poveri il problema del grano. Da una statistica del quotidiano Avvenire si evince che l’85 per cento del grano dei paesi dell’Africa viene importato dalla Russia e dall’Ucraina. Le sanzioni col blocco delle importazioni rischiano di rendere più povero chi è già povero.

Farsi una giusta idea significa avere una visione politica perché la pace non è sganciata dai problemi economici e politici.

Voi giovani potete unire gli sforzi a quelli di tutti noi. L’Italia si sta dimostrando molto generosa sia per le raccolte che sono state fatte finora, a Catania è iniziata una grande gara per offrire i propri ambienti di vita. Porto l’esempio di una nonna e una zia che accompagnavano dei bambini e sono stati ospitati presso la Locanda del Buon Samaritano qui a Catania.

C’è un problema che limita l’accoglienza, molti si sono fermati in Polonia, ed altri vanno nel Centro Europa, alcuni arrivano al massimo in Campania e in Puglia, così non ci sono molti arrivi di profughi dalle nostre parti.

Io ho indetto una colletta per l’Ucraina il 28 marzo e la somma verrà trasferita alla Caritas Italiana entro il 15 maggio, destinata parte in Polonia ai confini e parte direttamente a Leopoli. Movimenti come Pax Cristi e Caritas sono andati direttamente in Ucraina.

Il Papa appena è scoppiata la guerra è andato a parlare con l’ambasciatore russo presso la Santa sede. Poi si è offerto di andare sia Mosca che a Kiev per mediare la pace”.

Sulla questione del problema del male e dell’indifferenza spirituale, posta dai ragazzi, Mons. Renna ha così argomentato: “Dalla vita spirituale non ci si può allontanare mai, perché la dimensione spirituale è una dimensione del nostro essere. La dimensione spirituale a volte la si seppellisce, la si dimentica, però c’è. La dimensione spirituale in voi forse è addormentata, forse siete rivolti a cose che vi prendono perché volete mordere il mondo, ma non la potete eludere.

Come scoprirla? State attenti a tutti i doni che ricevete, doni di Dio, di persone, di gratuità, vedrete che qualcosa si aprirà nella vostra vita. Siate attenti e riscoprirete la vostra dimensione spirituale cristiana. Guardate anche al senso della spiritualità popolare per S. Agata. Spiritualità dei poveri che magari non sanno dire molte preghiere, ma basta loro guardare un’immagine per credere. Lasciatevi provocare dalla spiritualità popolare che ruota attorno a S. Agata. Bisogna stare semplicemente attenti ed ognuno riscoprirà l’orizzonte spirituale”.

L’ultimo pensiero viene rivolto alle ferite della cultura forse troppo schiacciata sulla globalizzazione. “Io credo – ha detto l’Arcivescovo – che la nostra cultura europea ad un certo punto si è svalutata. È come se noi europei, noi italiani, noi catanesi non avessimo nulla da dire a noi stessi né al mondo. Vedete cari ragazzi oggi noi vestiamo tutti alla stessa maniera, seguendo le mode. Con la globalizzazione ci omologhiamo, e abbiamo omologato molto la nostra cultura, dimenticando, forse, che la globalizzazione debba essere intesa nella maniera più corretta: come glocalizzazione.

Siamo noi stessi se siamo glocali, cioè viviamo nel nostro territorio con la mente aperta al mondo, tenendo insieme la bellezza di dove stiamo con l’universalità del mondo. Noi che veniamo dalla cultura greca l’abbiamo imparato da migliaia di anni. Perché la cultura greca è la più universale e la più radicata nel suo territorio. La globalizzazione se non la intendiamo come glocalizzazione ci spersonalizza. Tuttavia se volessimo vivere senza guardare al mondo, diventeremmo persone isolate. Oggi dobbiamo essere glocali. La musica ci fa essere glocali. L’uomo è sé stesso quando è glocale”.

È stato regalato un quadro con una maschera riproducente la creazione dell’uomo presente nella Cappella Sistina, con la frase soprascritta “Mai così lontani”. L’incontro finisce come è iniziato con la proposizione di alcuni brani musicali: l’Inno Nazionale, il Panis Angelicus ed, infine, l’Inno Europeo.

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