di Don Antonio De Maria

Si è svolto presso il Palazzo della Cultura di Catania il 10 maggio, un incontro dal notevole valore propositivo, nell’ambito del Festival della Comunicazione, dedicato a temi urgenti e di grande attualità dal titolo: Parlare col cuore nel raccontare la verità. Criminalità, dispersione scolastica, eco-sostenibilità attorno all’Etna, dall’UCSI e dall’Ufficio delle Comunicazioni sociali della nostra arcidiocesi e inserito tra gli eventi formativi istituzionali dell’ordine dei giornalisti di Catania. Ad un incontro dai temi così scottanti e urgenti sono stati invitati personalità di spicco, perfettamente inseriti e coinvolti nelle questioni trattate.

Dopo i saluti, la prima a parlare è stata la giornalista Sabrina Vecchi dell’ufficio diocesano di Rieti per le comunicazioni sociali e collaboratrice per anni di Mons. Pompili Vescovo di Verona e Presidente della Commissione Episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali della CEI che non è potuto intervenire all’incontro. Parlare con il cuore è un metodo di comunicazione che raggiunge la persona e l’aiuta a cogliere la verità nell’osservazione cordiale e rispettosa della realtà. Implica un’empatia e una responsabilità che esclude ogni arroganza e posizione pre-concettuale, perché pone il comunicatore di fronte a qualcosa che lo supera perché altro da sé. Stare dunque sul pezzo significa andare incontro alla realtà, osservando senza pregiudizi, narrando con rispetto dei fatti e delle persone per raggiungere altri e coinvolgerli senza imporre visioni ma proponendo storie da condividere. Sabrina Vecchi ha proposto come esempio concreto un video del ritrovamento di una bambina sotto le macerie della sua casa, Giulia, da parte dei vigili del fuoco. Un evento toccante e fortemente comunicativo perché coinvolge il destinatario del video e il giornalista nell’esperienza di una storia che nella sua tragicità pone al centro le scelte di bene di persone concrete. Niente di morboso o preoccupato di ricevere il massimo dei click.

Altra voce dall’importante esperienza sul campo è stata quella di Roberto Di Bella, Presidente del Tribunale dei Minori: il metodo di intervento sul fenomeno della delinquenza minorile passa prima di tutto dall’educazione, allontanandoli dai loro contesti e porli di fronte a nuove proposte di vita per avere la possibilità di scelte diverse dalla proposta, spesso fatta in famiglia, di una vita di delinquenza. L’attenzione mediatica non si è sviluppata in modo sempre cordiale con la proposta del nostro intervento ma ha anche avuto un’eco positiva a livello internazionale. A Catania la questione emergente è quella della dispersione scolastica che ha visto l’interesse operativo della prefettura e dei prefetti Sammartino e Librizzi e il sorgere di un Osservatorio che mette in sinergia diversi enti. La dispersione scolastica e quindi l’analfabetismo favoriscono quella sottocultura che fa emergere la devianza minorile. Anche l’accesso al mondo del lavoro nella legalità viene meno e favorisce invece il sottobosco della criminalità organizzata. È necessaria un’attenzione maggiore da parte del giornalismo locale. Oggi si notano una maggiore attenzione e capacità di segnalazione del fenomeno della dispersione scolastica, fino alla possibilità di procedere a interventi a favore del minore. La questione minorile è certamente di assoluta rilevanza nella nostra città. Si tratta di un impegno culturale ed educativo innanzitutto che investe anche la questione economica e del lavoro.

Come accennato dal Dott. Di Bella il processo di attenzione al fenomeno ha coinvolto la Prefettura e nell’intervento il Prefetto di Catania, Maria Carmela Librizzi, ha spiegato le motivazioni e le azioni che sono in atto per debellare e contenere i rischi di una così negativa prassi delinquenziale.

I “tavoli tecnici” attivati presso la Prefettura e, con il coinvolgimento delle associazioni e del volontariato, le iniziative di attività musicali, teatrali, artistiche e sportive, sollecitano anche i docenti ad essere attenti educatori, capaci di rispondere ai bisogni di tutti e di ciascuno e non perdere nessuno degli alunni affidati.

Dopo il suo intervento, ha affrontato le questioni riguardanti l’urgenza della dispersione scolastica che vede la nostra città, purtroppo, tra le città con la più alta percentuale del fenomeno, la Professoressa Agata Pappalardo, Direttrice dell’Ufficio diocesano per la dispersione scolastica della Chiesa catanese, prima esperienza nell’ambito delle Chiese in Italia, voluta sin dall’inizio della sua presenza in questa Diocesi da Mons. Renna. Parlare col cuore di fronte a questo problema significa prendersene carico alla maniera di don Milani. È una questione che riguarda aspetti ed ambiti diversi ma vede ancora una scuola selettiva e poco capace di inclusione. Ci si trova di fronte invece alla proposta della criminalità organizzata che propone un profitto facile ed immediato e anche notevole economicamente. Il lavoro di questo ufficio cerca partners che insieme alle parrocchie collaborino insieme per favorire progetti di inserimento e di valorizzazione. Si tratta innanzitutto, nel caso dei giovani che non frequentano più la scuola di soggetti di diritti che hanno bisogno di un tessuto sociale che permetta resilienza e crescita della persona. La professoressa Pappalardo ha cercato di chiarire cosa c’è in realtà dietro i dati percentuali presentati dalle agenzie istituzionali, notando mancanze e livelli di valutazione non colti, non rilevati. Interessante è la valorizzazione di quei progetti che possono essere finanziati con il PNRR.

Sul tema dell’ecosostenibilità ambientale è intervenuto il vulcanologo Salvatore Caffo della direzione del Parco dell’Etna, il quale ha illustrato la progettualità della cura e della protezione dell’ambiente che necessita di personale, di vigilanza, purtroppo carente.

In questi 10 anni, da quando il vulcano Etna è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità, molteplici sono stati gli interventi di salvaguardia del territorio, che però sollecitano una presa di coscienza personale, ed un rinnovato e diligente senso civico.

La proiezione delle affascinati immagini dell’Etna nelle diverse stagioni ha intensificato nei numerosi partecipanti un forte senso di appartenenza al territorio e al così prezioso dono da custodire.

A conclusione dell’incontro, moderato dal presidente provinciale UCSI, Giuseppe Adernò, la giornalista Maria Torrisi ha presentato una dettagliata sintesi applicativa del messaggio delle comunicazioni sociali, mettendo in azione il saper “parlare col cuore”, intrecciando motivazioni e sentimenti, valorizzando il “sottotesto” e rendendosi voce di “un cuore che vede” e racconta la verità, dando forza alla Paola che diventa Verbo.

Ad introdurre nell’Auditorium del Palazzo della Cultura il convegno i saluti di accoglienza, del consigliere nazionale UCSI, Gaetano Rizzo e del Segretario Nazionale UCSI, Salvo Di Salvo, che hanno tracciato la cornice dell’evento formativo per i giornalisti in un’ottica di riflessione e di impegno al fine di valorizzare la professione di comunicatori che raccontano i fatti nel rispetto della persona e della verità con lo “stile sapiente della carità per allargare la casa della speranza”.

I temi proposti alla Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali, promossa del Concilio Vaticano con il documento “Inter mirifica (4 dicembre 1963), in questo triennio, seguendo una graduale progressione di sviluppo: 2021 “guardare e vedere”; 2022 “ascoltare”; 2023 “parlare col cuore”,  scandiscono le tappe del percorso formativo della professione del giornalista.

Comunicare “cordialmente”, come si legge nel messaggio, impegna altresì a ad “amare bene” e venire incontro ai bisogni della gente, mettendoci il cuore.

Con queste parole il vicario generale della diocesi, Mons Salvatore Genchi, ha portato il saluto dell’Arcivescovo Mons. Luigi Renna impegnato a Verona per le Settimane sociali.

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