Di Armina Bajrami, Elena Ardizzone, Giulia Arabia e Sofia Carnazza

«Otto ore di lavoro, otto di svago, otto per dormire». Sono state queste le parole che hanno mosso i primi movimenti sindacali per la rivendicazione del diritto ad una dignità operaia, ben 34 anni prima che venisse istituita la cosiddetta “Festa dei Lavoratori”, festa che ogni primo maggio celebra il lavoro e i lavoratori. Una buona percentuale di lavoratori è formata da giovani — molti ragazzi, specialmente una volta conclusi gli studi superiori, decidono di entrare nel pieno della vita lavorativa; altri scelgono, invece, di far coincidere studio e lavoro.

Un’indagine promossa dall’Unione degli Universitari (UdU) e dalla Cgil ha mostrato, infatti, come il numero di studenti in Italia che hanno un’occupazione è di circa 365 mila, il 17% del totale degli studenti iscritti alle facoltà italiane. Le ragioni per cui i giovani studenti iniziano a lavorare sono varie ma, nella maggioranza dei casi, la scelta è dettata dal desiderio di non gravare economicamente sulle loro famiglie.

Arianna: Non voglio pesare sui miei genitori

È questo il caso di Arianna. La giovane studentessa di primo anno di Economia Aziendale, oggi diciannovenne, proveniente da Zona Canalicchio (CT), afferma: «Non ho mai voluto pesare sui miei genitori, quindi il desiderio di sostenermi economicamente da sola e riuscire ad avere delle soddisfazioni personali mi ha spinto a cercare un lavoro […]». Per Arianna, come testimonia lei stessa, la scelta è arrivata diversi anni fa: «Ho iniziato a lavorare all’età di 16 anni come animatrice per accumulare un po’ di soldi e comprare una macchina, soprattutto perché vivo lontano dalle zone principali della città.»

Altri giovani come Eleonora, 21 anni, invece, credono che un’esperienza lavorativa o di tirocinio sia un modo per mettere in pratica le conoscenze acquisite nel percorso di studi, ma anche un’opportunità per sviluppare nuove competenze al di fuori della carriera universitaria. Eleonora non aveva mai lavorato prima del suo terzo anno di ingegneria informatica, in modo da terminare al più presto gli studi. Oggi, invece, svolge il servizio civile a Catania. «Ho iniziato a lavorare per mettermi alla prova al di fuori dell’ambiente universitario in modo da sviluppare varie competenze tra cui la responsabilità, la gestione del tempo e l’acquisizione di autostima. Lavorare mi ha permesso di capire che sbagliare è umano e che dagli sbagli si impara tanto; mi ha insegnato ad avere una maggiore autostima nei confronti di me stessa […]». E se il risultato è appagante, il percorso per raggiungerlo non lo è così tanto.

Alla domanda «Qual è la difficoltà più grande che riscontri ogni giorno come studentessa-lavoratrice?», la ventiseienne catanese Francesca — che non ha mai lavorato precedentemente per dedicarsi appieno alla sua carriera universitaria — risponde «Gestire il tempo». Così come Francesca, molti studenti lavoratori lamentano l’impossibilità di dedicare la stessa quantità di tempo al lavoro e alla carriera universitaria. «Io sono all’ultimo anno di giurisprudenza, ma non riesco ad essere costante con lo studio, perché dipende tutto dai miei impegni lavorativi […]».


Lavoro e studio, ma anche stanchezza e ansia

Il mancato raggiungimento di una perfetta conciliazione tra studio e lavoro causa spesso stanchezza, mancanza di concentrazione, ma anche ansia e mancanza di autostima porta gli studenti-lavoratori a rinunciare al loro tempo libero, allo svago e al riposo pur di stare al passo con gli altri colleghi. Lo conferma Arianna: «Purtroppo durante la settimana non riesco a studiare molto, quindi nel weekend limito di parecchio le uscite per farlo». Sentirsi sotto pressione per raggiungere i propri obiettivi, però, ha delle ripercussioni molto dure sui giovani come la depressione, che nel 2024 ha colpito il 27% degli studenti. Alcune Università, per agevolare gli studenti-lavoratori, garantiscono loro appelli d’esame straordinari e riducono la frequenza obbligatoria nella misura massima del 20%. Tuttavia, secondo le giovani intervistate, questo a volte non basta. Per questo motivo propongono le seguenti soluzioni: «I professori potrebbero mettere a disposizione il materiale con cui svolgono le lezioni e le registrazioni delle lezioni stesse così da permetterci di riguardarle»;

«Si potrebbe prevedere un piano di studi diverso a seconda della possibilità di frequentare o meno. Questo perché gli studenti frequentanti spesso hanno più agevolazioni rispetto a chi deve sacrificare quelle ore per lavorare, in modo da potersi permettere di studiare» [Francesca].

In conclusione, conciliare studio e lavoro è una sfida complessa che, però, affrontata con determinazione, organizzazione e serenità, permette di sviluppare competenze preziose per il futuro. La costanza, la fiducia nelle proprie capacità e l’equilibrio in ogni ambito della propria vita, determinano il successo e favoriscono la crescita.

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