di Marco Paolo Scuderi

Si può pensare alla storia dei gesuiti separata dalla loro presenza missionaria in Cina?

E cosa c’entrano i gesuiti con le missioni? “Casuisti”, confessori “teneri” per antonomasia, privi di alcun senso del peccato e senza scrupoli, purché raggiungano i propri scopi di egemonia religiosa, culturale e politica. Almeno è così che li disegnano di solito, o no?

Eppure ogni tanto qualche voce fuori dal coro risuona a ricordarci che i gesuiti non sono solo questo o non lo sono affatto. Tra questi c’è chi lo fa con la documentazione storica alla mano, di quella che fa parlare i protagonisti.

E l’ultimo lavoro di Francesco Failla è proprio così. Un agile volumetto (F. Failla, “Bonzi, diavoli e miracoli. Storie dei gesuiti in Cina”, Edizioni di Storia e Letteratura 2004) in cui l’autore mostra la capacità di una seria ricostruzione storica attraverso le fonti, con un’analisi delle dinamiche di ampio respiro degli eventi analizzati. Lo stile è sempre gradevole, comprensibile e mai sciatto, com’è tipico dell’autore.

Fin da subito appare chiaro come Failla sia attratto dalle questioni di rilevanza storiografica relativa alle missioni e ai loro protagonisti, alle loro relazioni, alle loro conoscenze e agli echi delle terre d’origine dei giovani gesuiti, ponendo quindi il «rilievo sui contesti sociali e culturali di origine» (Scalisi, 2022). E per penetrare meglio queste problematiche sceglie di analizzare le lettere che questi giovani missionari gesuiti scrivevano al Generale del proprio Ordine per ottenere il permesso “di recarsi all’Indie”.

Questi missionari vengono chiamati “indipeti” (dal latino indias petebant), cioè coloro che “chiedono le Indie”, e le loro lettere, le indipetae, raccontano l’epopea di giovani che, “infiammati dall’amore divino”, decidono di dedicare la propria vita all’incontro con l’altro. Tra questi, però, non manca anche chi vuole sottrarsi all’otio del collegio o fuggire dalle famiglie d’origine che si intromettono nella loro vita nonostante l’ingresso nella Compagnia. La particolarità di tali lettere apre quindi alla possibilità di comprendere non solo le modalità insediative dei gesuiti in terra di missione, ma anche il loro “retroterra” d’origine, le dinamiche di potere sottese ad alcune famiglie, la volontà dei giovani missionari di sottrarvisi e le peripezie dei vertici della Compagnia di Gesù “per cercare di non scontentare nessuno”.

Bonzi, diavoli e miracoli. Storie dei gesuiti in Cina” mostra quindi, fin dal titolo, alcune delle peculiarità della missionarietà gesuitica, dalla strategia dell’adattamento al ruolo svolto dalla cultura scientifico-letteraria, dai libri alle biblioteche, ma anche il ruolo delle immagini e dei libri di pietà per la devozione. Emerge l’importanza del ruolo delle donne: in una società e in un tempo in cui ad esse sono riservati spazi marginali, qui rivestono invece un ruolo importante sino a divenire “il nuovo centro dell’azione missionaria” e rendere palpabile la possibilità di “convertire l’imperatore per convertire la Cina”.

L’interculturalità dei gesuiti è alla base del successo del “metodo gesuita”: una «nuova missiologia fondata su un’eccellente formazione, adattamento culturale, studio della lingua, della struttura sociale e politica» (Failla, 2024).

Lo scopo di Failla è dunque quello di «delineare nuovi orientamenti e cantieri di ricerca sulla storiografia dei gesuiti (SCALISI, 2022), anche avvalendosi delle opportunità offerte da un approccio transdisciplinare capace di guardare alla complessità della Compagnia, al suo ruolo religioso, scientifico e intellettuale che ha segnato gran parte della storia moderna» (Failla, 2024).

Il volume apre quindi ad una nuova stagione di studi e si segnala per la sua capacità di unire divulgazione e sapere storico portando innanzi alla curiosità del lettore una storia che non è “solo” religiosa, ma rilegge l’esercizio di poteri vari – convergenti e/o contrastanti – entro un quadro più ampio e più complesso di quanto fatto finora, mostrando come la storia della Compagnia si intrecci non solo con quella d’Europa e Asia, ma di tutto il globo.

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